La riforma delle Province in Sicilia lungi dall’ essere attuata. Appello di Area Popolare al governo nazionale affinchè impugni la legge.
Non solo le leggi di riforma degli appalti e della gestione del servizio idrico in Sicilia sono nell’ occhio del ciclone. Anche la legge che ha soppresso le Province, ancora in verità non attuata, non gode di ottime salute. E Area popolare lancia un appello al governo nazionale affinchè la impugni. Il senatore Bruno Mancuso invoca : “Spero che la legge sui liberi consorzi e città metropolitane approvata dal Parlamento siciliano sia impugnata dal governo nazionale. È una norma che reca evidenti profili di incostituzionalità ed è in totale disaccordo con i principi della legge nazionale di Delrio, un’operazione di trasformismo politico senza precedenti, in perfetta coerenza con i presupposti fondanti della falsa rivoluzione crocettiana. La Sicilia non può smentire se stessa : è terra di gattopardi, abbiamo cambiato nome alle Province ma sono rimaste tali, un’operazione senza precedenti che ci rende ancora più unici e speciali rispetto al resto d’Italia. Siamo stati i primi ad abolirle, così Crocetta ha nominato un suo commissario per ogni provincia. E saremo gli ultimi a mantenerle : si chiamino liberi consorzi o città metropolitane sempre province sono. Presto, con la riforma costituzionale di prossima approvazione in Parlamento, le province scompariranno dall’ordinamento italiano mentre in Sicilia resteranno vive e vegete sotto falso nome con l’aggravante che saranno governate da pochi eletti con un sistema elettorale indiretto dove prevarranno accordi politici (leggasi inciuci) destinati a consegnare ad un potere oligarchico la gestione di enti territoriali con funzioni amministrative enormemente potenziate e senza la presenza del Consiglio provinciale, organo di controllo ed indirizzo politico costituito da rappresentanti di tutto il territorio democraticamente eletti dai cittadini” – conclude Mancuso. E “in altre parole – sintetizza il collega Alessandro Pagano – con l’approvazione della riforma costituzionale in tutta Italia le Province saranno solo un ricordo, eccezion fatta per la Sicilia che continua ad abusare del suo statuto per fare cose non buone”.
Anche le Province da impugnare…
Il giorno di Livatino
Ricorre oggi il 25esimo anniversario dell’ omicidio di Rosario Livatino. Anche il ministro Alfano alla messa a Canicattì e poi a Gasena sulla 640. Immagini e interviste al Videogiornale.Ricorre oggi il 25esimo anniversario dell’ omicidio di Rosario Livatino. Anche il ministro Alfano alla messa a Canicattì e poi a Gasena sulla 640. Le immagini e le interviste in onda oggi, lunedì 21 settembre, al Videogiornale di Teleacras…
Cadavere sotto un viadotto…
Ad Agrigento muore precipitando da un viadotto un favarese di 53 anni. Forse ha sbrigato un bisogno fisiologico ed è scivolato giù dal precipizio. E’ morto, precipitando giù da un burrone, dopo essere scivolato al buio, non accorgendosi che è stato il posto sbagliato dove sbrigare i propri bisogni fisiologici. Ecco l’ipotesi privilegiata dagli investigatori, i Carabinieri della stazione del Villaggio Mosè, che indagano a seguito della morte di un uomo ad Agrigento, in contrada Misita, nei pressi di Zingarello. La vittima è Salvatore Fallea, 53 anni, di Favara, e il suo cadavere è stato scoperto da un carabiniere libero dal servizio. Il militare si è prima imbattuto nell’automobile di Fallea, una Ford Fiesta, in stop sul ciglio della carreggiata di un viadotto, vuota. Poi si è insospettito. Poi si è affacciato oltre il guard rail, e ha lanciato l’allarme per il corpo senza vita giacente nel terreno sottostante, riverso a pancia in giù. Fallea è stato fuori da casa dal primo pomeriggio, poi a tarda sera la scoperta della sua morte. Sarà l’autopsia a svelare le cause del decesso e a consentire di ricostruire la dinamica di quanto accaduto, su cui lavora la Procura della Repubblica di Agrigento. Salvatore Fallea sarebbe caduto con i pantaloni abbassati, e sarebbe tale dettaglio a indurre a ipotizzare che lo sfortunato favarese si sia piegato per fronteggiare una incombente necessità fisiologica, e che poi è precipitato giù sbattendo la testa tra alcune grosse pietre. La zona non è illuminata, e, nottetempo, fuori dalla strada, sarebbe stato difficile accorgersi che oltre pochi metri di sterpaglie vi è una scarpata a ridosso del precipizio. Salvatore Fallea, magari correndo assillato dalla impellenza, avrà peccato di imprudenza, adagiandosi in fretta e furia alla meno peggio, guardandosi poco attorno, se mai così tanto buio gli avesse consentito di guardare e di rendersi conto di essere in bilico sulla morte.
Sicilia, appalti in picchiata
In Sicilia prosegue inesorabile il crollo delle gare d’appalto. Da gennaio ad agosto meno 10,55 %. L’ intervento dell’ Associazione dei Costruttori edili. In Sicilia continua il crollo delle gare d’appalto di competenza regionale pubblicate sulla Gazzetta ufficiale e monitorate dall’Ance Sicilia, l’ Associazione dei Costruttori edili. Nel periodo gennaio – agosto 2015 si è registrata un’ulteriore flessione del numero di bandi (155 contro i 172 dello stesso periodo del 2014) e degli importi in gara ( 189 milioni di euro a fronte di 211 milioni dei primi otto mesi dello scorso anno). Analizzando le serie storiche annuali complete, emerge che il mercato degli appalti in Sicilia ha ormai toccato il fondo. Dal 2007, anno di inizio della crisi, con 1.238 gare per 1 miliardo e 269 milioni di euro, si è progressivamente scesi di oltre il 50% : il 2014 ha segnato appena 307 gare per 356 milioni di euro. Il 2015 prosegue la serie negativa, portando ad agosto, rispetto al 2007, la soglia di perdita a meno 81 % per numero di gare e a meno 78 % per importi a bando. “Spiace rilevare – osserva Santo Cutrone, presidente reggente di Ance Sicilia – come l’attuale governo regionale non abbia saputo invertire la tendenza. Sicuramente – precisa Cutrone – ha inciso la situazione ereditata dalle precedenti amministrazioni, ma il mancato utilizzo dei fondi europei ha fatto il resto. A ciò si aggiunge un elenco di 425 opere cantierabili per 3 miliardi e 700 milioni di euro, presentato a fine aprile a Roma al ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, che restano inspiegabilmente in stand by, quando invece, a livello nazionale, si registrano dati positivi sulla ripresa del settore delle costruzioni”. “Al contrario in Sicilia, anche a livello di singoli assessorati – incalza Cutrone – non si rileva un particolare dinamismo nella pubblicazione di bandi di gara. Anzi, sono definanziate opere da completare per coprire disavanzi di bilancio e pagare spese assistenziali”. “L’auspicio – conclude Cutrone – è che, nell’imminenza dell’avvio della nuova programmazione dei fondi europei vi sia, da parte della classe politica e della burocrazia, una necessaria inversione di tendenza che non faccia perdere ulteriori risorse e consenta finalmente di aprire cantieri in Sicilia”.
“Lavoro e disperazione”, duplice omicidio
Ha confessato Francesco La Russa (nella foto), l’autore del duplice omicidio nella cava Giardinello a Trabia. Le reazioni sindacali : “Folle gesto frutto della disperazione e della crisi”.A Trabia, in provincia di Palermo, nella cava Giardinello, Francesco La Russa, 49 anni, sposato e padre di 3 figli, è entrato in ufficio sparando all’impazzata. E ha colpito a morte il consulente per la sicurezza, Gianluca Grimaldi, 39 anni, e il direttore del cantiere, Giovanni Sorci, 56 anni, risparmiando una terza persona, il ragioniere, che, vittima di un collasso, è stato poi trasportato in ospedale. Francesco La Russa è fuggito in automobile e si è nascosto nelle campagne di Trabia, dove è stato scoperto dalla Polizia di Termini Imerese. L’ uomo, freddamente, ha confessato ai poliziotti il duplice omicidio indicando dove trovare la pistola, una 9×21, in un armadietto a casa sua, poco distante dalla campagna dove si è rifugiato. Il movente sarebbe economico. L’operaio, come altri tre suoi colleghi, è in mobilità remunerata e più volte si sarebbe presentato nella cava chiedendo di essere riassunto. L’ azienda avrebbe proposto a Francesco La Russa di lavorare in un’altra cava, la Valle Rena, ad Altofonte, sempre in provincia di Palermo, ma lui avrebbe rifiutato. La cava Giardinello è sotto custodia del Tribunale perché è stata sequestrata pochi anni addietro alla famiglia Buttitta. E sotto shock è l’intero staff dell’amministrazione giudiziaria. L’amministratore, l’avvocato Gaetano Seminara Cappellano, recentemente alla ribalta delle cronache nell’ ambito dell’ inchiesta sulla gestione dei beni sequestrati, è stato prima colto da un malore e poi si è recato con i suoi collaboratori nella cava. Gianluca Grimaldi, una delle due vittime, sposato e padre di una bimba di 4 anni, è figlio di Elio Grimaldi, assistente presso la cancelleria della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. Tante sono le reazioni sindacali a quanto accaduto. La Cgil di Palermo afferma : “Il dato preoccupante che emerge è l’incertezza crescente nella prospettiva di molti lavoratori disoccupati che, una volta licenziati e in mobilità, non riescono a trovare un nuova occupazione” . E la Cisl rilancia : “Il folle gesto è frutto di una disperazione dilagante, che cresce anziché diminuire. L’edilizia fa notizia ormai solo per tragedie suicide, omicide o per le morti bianche ma, concretamente, nessuno si interessa dell’agonia del comparto delle costruzioni, degli 80 mila disoccupati del settore, delle loro vite e del dramma che le loro famiglie ogni giorno vivono”.