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Immigrazione, dalla Libia oltre 1600

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Non accenna a placarsi l’ondata di profughi in viaggio dalle coste nordafricane, nonostante il piano appena varato dall’Europa per interrompere la rotta dei migranti dalla Libia verso l’Italia. All’indomani del vertice di Malta tra i leader dei Paesi dell’Unione Europea, e dell’ok all’accordo firmato a Roma da Gentiloni e dal premier libico Serraj, le operazioni di soccorso proseguono senza sosta. Nel corso delle ultime ore sono stati oltre 1600 i migranti tratti in salvo dalle unità impegnate nel Canale di Sicilia. Il numero più elevato di profughi, 783, è stato recuperato a bordo della Nave Aquarius di Sos Mediterranee, che ha soccorso 7 imbarcazioni in difficoltà. Altri 372 migranti sono sbarcati a Lampedusa, e a Porto Empedocle 251 tra cui un uomo ferito da un proiettile alla gamba destra. E a Sciacca 5 tunisini sono riusciti a raggiungere direttamente la costa su un motoscafo.

La vocazione della malattia

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Il mio medico di fiducia è un amico di famiglia, uno di quelli ai quali chiediamo consiglio ogni qualvolta la nostra salute ha qualche difetto. Ricordo un giorno di aver sentito mia madre al telefono con lui: sono ottimi amici e capita spesso. Lui era confinato a letto dall’influenza, e lei gli stava consigliando i farmaci da prendere per curarsi, non lesinando tutte le raccomandazioni del caso per riguardarsi. Quel che mi stupiva non era tanto il fatto che mia madre stesse indicando per filo e per segno a un laureato in medicina, specializzato, medico stimato con decenni di esperienza, come curarsi, e dunque come svolgere il suo mestiere su se stesso, quanto il fatto che lui glielo lasciasse fare di buon grado. Non era la semplice educazione di ascoltare la noia dei consigli altrui, no, il nostro amico medico sa essere alquanto sbrigativo quando sente di perder tempo, avrebbe avuto la confidenza sufficiente per troncare quel profluvio di parole senza timore d’offendere. Ma nel tono di mia madre, nella sua preoccupazione, c’era qualcosa che andava oltre le nozioni e i farmaci che lui, per mestiere, conosceva benissimo: c’era un’attenzione, una premura, un accostamento all’altro in qualche modo già di per sé terapeutici, in quelle parole. Mi venne da pensare al magnetismo animale di Anton Mesmer, all’influenza reciproca universale degli esseri viventi e ai suoi effetti curativi. Probabilmente stava tutto lì il valore delle parole di mia madre: è una cosa a cui personalmente credo molto, il flusso di energie positive e negative tra gli esseri viventi e la loro influenza più o meno benefica.
Per questo, percorrendo le prime pagine di Zona Rossa (Feltrinelli), sono rimasto subito colpito da queste parole: «Lakka è un inferno di caldo e polvere, un intreccio di tende e recinzioni metalliche squassato dai temporali della stagione delle piogge. In questi primi giorni i pazienti muoiono spesso, troppo spesso, senza che riusciamo a capire il perché. Frustrazione, rassegnazione, impotenza: è una sorta di incubo che rischia di diventare paralizzante. Che cosa possiamo fare per queste persone, perlopiù giovani, spesso bambini, che ci muoiono davanti agli occhi in pochissimi giorni? In una riunione di coordinamento, funzionari del ministero della Sanità, dell’Oms, dei centri americani di prevenzione e controllo, di organizzazioni umanitarie, medici militari e non meglio precisati “esperti” discutono su come gestire questa devastante epidemia. Esco dall’aula un’ora dopo, ho bisogno urgente di fumare, di smaltire l’indignazione per le cose che ho sentito. “No-touch care”, si raccomanda di curare i pazienti senza toccarli. Spesso si disidratano per la diarrea e il vomito, e rappresentanti di un’organizzazione considerata “una autorità” in materia sostengono che “le infusioni endovenose di liquidi sono proibite”. Non ci posso credere, mi viene in mente il reato di “omissione di soccorso”, aggravato dal fatto che siamo medici e che siamo venuti in Sierra Leone per curare pazienti. O no?»

Da sinistra, Gero Micciché, il dott. Fabrizio Pulvirenti e il dott. Salvatore Puma, presidente dell’Ordine dei Medici di Agrigento

Gino Strada ha sempre avuto ben chiaro quale sia il dovere del medico, la militanza sanitaria della sua Emergency è ormai nota in tutto il mondo.
Molti medici si sono imbarcati con lui nella missione di «offrire cure medico-chirurgiche gratuite e di elevata qualità alle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà».
Fra questi vi è Fabrizio Pulvirenti, infettivologo siciliano, finito alla ribalta delle cronache nazionali per aver contratto Ebola durante il suo servizio medico volontario nel Centro di trattamento per Ebola di Lakka, in Sierra Leone. Non per caso, nel libro che racconta anche la sua storia, il primo riferimento letterario – e il più azzeccato che possa trovarsi – è La Peste di Albert Camus, dove nell’algerina Orano il medico Bernard Rieux, «un uomo stanco del mondo in cui vive, avendo però il gusto dei suoi simili e deciso a rifiutare, per conto suo, l’ingiustizia e le concessioni», presta incessantemente le proprie cure agli ammalati nella città assediata dall’epidemia.
Sierra Leone, Africa: posti lontanissimi per noi occidentali, non solo geograficamente.
Con Fabrizio Pulvirenti è stato organizzato un incontro presso la sede dell’Ordine dei Medici di Agrigento per sabato 4 febbraio, grazie all’impegno di Emergency Agrigento, Circolo Culturale Danilo Dolci e Arci Agrigento, nelle persone rispettivamente di Evelyn Argento, Federica Salvo e Manlio Fiore. Mi chiedono di far da interlocutore al loro ospite. Faccio una rapida ricerca sull’opera, e accetto senza esitazioni: di solito pretendo di leggere il libro prima di dare una risposta, ma non è questo il caso, il materiale è di per sé interessante, la storia di Fabrizio Pulvirenti è ben nota tramite i media e l’attività di Emergency ha da sempre la mia attenzione.
Il libro conferma tutti i presupposti: un reportage scritto a quattro mani da Gino Strada e Roberto Satolli sull’impegno di Emergency nella Sierra Leone devastata dall’Ebola in cui si innestano sapientemente le pagine narrate in prima persona da Fabrizio Pulvirenti. Tutti i presupposti migliori per un evento ad alto contenuto. L’incontro è interessante ancor più del libro: il modo di esporre fatti e concetti di Pulvirenti è dettagliato ma non prolisso, essenziale ma chiaro, scientifico ma non accademico.
Io mi limito a guidare il filo del discorso, gli argomenti fioriscono spontanei: dalle origini dell’Ebola, che «uscito dalla foresta, ha aggredito un bambino di due anni che giocava sotto un albero infestato di pipistrelli, e da lì è dilagato, fino a conquistare un’intera regione del continente africano e a tenere in scacco e gettare nel panico per mesi il mondo intero» si passa a parlare delle attività del Centro di Emergency a Lakka, messo su secondo il principio che «un ospedale va bene quando ci faresti curare tuo figlio, sennò non va bene neanche per i figli degli altri», in linea con la filosofia di Emergency, e internamente diviso in una Zona Verde, dove soltanto il personale sano può operare, e la Zona Rossa del titolo, in cui vengono necessariamente isolati coloro che hanno contratto Ebola, e in cui il personale può entrare soltanto con grandissimi precauzioni e protezioni.

Fabrizio Pulvirenti e Salvatore Puma

Può aver preso lì il virus, Fabrizio Pulvirenti, o forse altrove, né lui né i suoi colleghi sono mai riusciti a capire come Ebola possa essersi insinuato nell’organismo di un professionista così scafato, attento, accorto. I primi sintomi della malattia sono soltanto l’inizio di una lotta breve ma intensissima che Fabrizio Pulvirenti ingaggerà con Ebola, e che ci racconta passo passo: dall’isolamento nella sua camera sierraleonese al trasferimento all’Istituto Spallanzani di Roma, dove la lotta si fa giorno per giorno più dura, fino alla terapia intensiva, dalla quale uscirà vincitore non senza fatica.
Sono le pagine più intense di tutto il libro, quelle in cui Pulvirenti si racconta in prima persona, ed è anche il momento più intenso dell’incontro, quello in cui il medico, il “curatore” del virus, diventa “paziente”, quello che deve essere curato dall’effetto devastante di Ebola. Ma il medico non cessa mai di essere tale, dice Pulvirenti, nemmeno quando è egli stesso vittima della malattia, e così è stato in quei giorni di degenza dove, almeno nei momenti di coscienza, la sua mente scientifica è sempre stata viva. C’era semmai del rammarico per gli ammalati che si trovavano lì, nell’altro continente, dove Emergency fa quel che può con i mezzi che ha a disposizione, ma che non potrà mai essere abbastanza di fronte ai numeri spaventosi della malattia. É un segno di umanità straordinaria, quello di un medico che non abdica alla propria missione nemmeno nei momenti estremi, quando si trova a un passo dall’abisso senza ritorno. Mi vengono in mente le parole del dottor Bardamu, quando nel Viaggio al termine della notte, arrivato in Africa, si trova a fronteggiare ogni tipo di malattia: «Quando arrivi da qualche parte, ti vengono delle ambizioni. Io avevo la vocazione della malattia, solo della malattia. A ciascuno il suo. M’aggiravo attorno a quei padiglioni ospedalieri e promettenti, dolenti, appartati, risparmiati, e non potevo lasciarli senza rimpianto, loro e le loro imprese antisettiche.»
La malattia come vocazione alla cura, anche quando si è dentro la malattia.

L’intervento di Federica Salvo, presidente del Circolo Culturale Danilo Dolci

Leggiamo alcuni passi da Zona Rossa, e poi continua a parlarsi del ruolo enorme delle organizzazioni internazionali, dei giornalisti, di quanto sia facile che queste due categorie scatenino allarmismi ingiustificati, come è accaduto per con Ebola, come sta accadendo per la meningite.
«Visto dalla prospettiva occidentale il pericolo più grave del colonialismo è la malattia, o più precisamente il contagio» dicono Toni Negri e Michael Hardt in quello che è ormai un classico del pensiero del nuovo millennio, Impero. E non è improprio parlare di colonialismo, anche nel caso della Sierra Leone del nuovo millennio: un paese in cui la malattia ha avuto modo di diffondersi più velocemente anche grazie a Stati esteri andati lì a investire con la promessa di infrastrutture che potessero migliorare la qualità di vita della popolazione, ma che di fatto hanno edificato a giovamento delle proprie operazioni commerciali, quasi sempre legate all’estrazione di risorse di cui la Sierra Leone è ricca: «Per un assurdo scherzo del destino, d’altro canto, sono state proprio le strade costruite dagli stranieri a favorire la diffusione del contagio, come se in Sierra Leone anche un simbolo modesto di sviluppo potesse dimostrarsi letale. Le infrastrutture create sono principalmente quelle che servono per lo sfruttamento delle materie prime: strade, innanzitutto, mentre nessuno sembra aver pensato alle fogne, per esempio, o alle reti di acqua potabile. E strade più facilmente percorribili significano maggiori spostamenti e contatti: dal punto di vista della diffusione di un’epidemia, più possibilità di contagio.»
A causa della sua forza devastante, Ebola non dà modo alle sue vittime di spostarsi a lungo: la partita fra la vita e la morte si gioca nell’arco di circa due settimane.
Questo, ci ricorda Pulvirenti, è uno dei motivi per cui sarebbe sciocco temere che tale malattia possa essere portata in Europa dagli immigrati che ogni giorno sbarcano sulle nostre coste, affrontando essi viaggi molto lunghi ai quali da ammalati non potrebbero mai sopravvivere.
Viene naturale chiedergli di Agrigento, di cosa si possa fare ancora in città: era stata promessa una Unità Operativa di Malattie Infettive per l’Ospedale San Giovanni di Dio. Da ormai 22 mesi si attende il nulla osta, ma da tempo nessuna notizia, silenzio assoluto per una formula che pare riecheggiare lontana nei labirinti del governo e della burocrazia siciliana.
Ci lasciamo con un’altra promessa, quella di saperne di più, di contattare chi ha l’incarico di renderla possibile. Perché è frustrante sentire che certi meccanismi non cambino mai.
Con le ultime domande dal pubblico termina l’incontro. Ricordo che lunedì 6 febbraio, alle ore 15, andrà in onda su Teleacras lo speciale su Zona Rossa, con un’intervista a Fabrizio Pulvirenti, e vado via.
Ritornando verso casa, penso che oggi si è parlato di medicina, ma che si è parlato soprattutto di politica. E ricordo che la peste di Camus, come quella di Lucrezio, è una malattia dell’animo prima che del corpo:
“Ascoltando, infatti, i gridi di allegria che salivano dalla città, Rieux ricordava che quell’allegria era sempre minacciata: lui sapeva quello che ignorava la folla, e che si può leggere nei libri, ossia che il bacillo della peste non muore né scompare mai, che può restare per decine di anni addormentato nei mobili e nella biancheria, che aspetta pazientemente nelle camere, nelle cantine, nelle valigie, nei fazzoletti e nelle cartacce e che forse verrebbe giorno in cui, per sventura e insegnamento agli uomini, la peste avrebbe svegliato i suoi topi per mandarli a morire in una città felice.”
E penso che forse è quella la nostra più grande epidemia, quella che ancora oggi dobbiamo debellare.

Agrigento, ex Lsu in piazza

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Ad Agrigento si manifesta e si protesta. Giovedì prossimo 9 febbraio la piazzola antistante l’ Ufficio scolastico provinciale, ex Provveditorato agli Studi, sarà affollata. Dalle ore 9 in poi i lavoratori ex socialmente utili nelle scuole manifesteranno e invocheranno un incontro con il dirigente del Provveditorato, Raffaele Zarbo. E poi proseguiranno in marcia, lungo il Viale della Vittoria, fino alla Prefettura, dove inviteranno il prefetto Nicola Diomede ad incontrarsi con loro, insieme ai sindacati, che hanno organizzato l’ iniziativa e scritto una lettera al capo del Governo, Gentiloni, al Questore di Agrigento, Finocchiaro, e allo stesso Raffaele Zarbo. La vertenza ruota intorno alle prospettive dei lavoratori ex Lsu impegnati nella pulizia e nella manutenzione delle scuole. Sono stati stabilizzati nel 2001 con contratto a tempo indeterminato, part – time a 35 ore alla settimana. Ebbene, secondo i sindacati di categoria, le risorse finanziarie stanziate dal Governo non sarebbero sufficienti nemmeno a pagare il mese di febbraio. Al ministero della Pubblica istruzione è stata avviata una trattativa, ma si sarebbe arenata perché non si conosce alcun esito. L’epilogo tracciato dalla Cgil Filcams è l’esubero dei lavoratori, e senza ammortizzatori sociali: un volo nel vuoto senza paracadute. Infatti, nella provincia agrigentina, nelle scuole, lavorano 207 ex Lsu con soli 118 posti accantonati. 207 meno 118 uguale 89, che sarebbero in esubero. Il dirigente agrigentino Cgil Filcams, Franco Castronovo, auspica: “Per evitare che la vertenza degeneri e diventi problema sociale, chiediamo che si apra un confronto immediato e serio con le parti sociali. Adesso è il momento di razionalizzare ed utilizzare al meglio le risorse, non sicuramente facendo appalti e sub appalti che creano immense dispersioni di denaro pubblico. Questa categoria di lavoratori ha subito mortificazioni, ingiustizie sociali e declassamenti illegittimi. Occorre dare serenità con una giusta stabilizzazione, utilizzando contratti di diritto privato negli organici delle scuole, anche a copertura di tutti i posti accantonati attribuendo ad essi oltre l’incarico di pulire, anche quello di svolgere altre mansioni come custodia e ausiliariato, sapendo benissimo che le scuole senza il loro giornaliero lavoro, non potrebbero continuare le proprie attività.”

La discarica di Siculiana riapre i battenti

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La discarica sub comprensoriale di Siculiana, sita in contrada Matarana, riprenderà la propria attività domani lunedì 6 febbraio. L’annuncio è stato dato dal gestore dell’impianto, Catanzaro Costruzioni, che aveva chiuso precauzionalmente la discarica al fine di consentire alcuni controlli a seguito dei quali “garantire gli elevati livelli prestazionali dell’impianto, costantemente monitorato allo scopo di prevenire e ridurre ed eliminare ogni forma di inquinamento”.
I controlli sono stati effettuati in tempi rapidi, ma la chiusura della discarica è avvenuta con scarsissimo preavviso, e vari Comuni hanno subito disagi non da poco, vedendo cassonetti ricolmi e immondizia per strada, fenomeno particolarmente sentito a Canicattì, Favara e Porto Empedocle. La città di Agrigento ha risentito meno della situazione di emergenza grazie all’operatività dei mezzi dell’Iseda.
«La decisione della ripresa delle attività è stata assunta dopo il confronto con i tecnici della Regione Sicilia – così comunica la Catanzaro Costruzioni – con i quali sono stati valutati ed approfonditi gli esiti degli autocontrolli relativi al trattamento dei rifiuti all’interno dell’impianto provvisorio di biostabilizzazione. In considerazione della sussistenza di tutte le condizioni per garantire gli elevati standard dell’impianto – concludono dalla società – ed i massimi livelli di sicurezza, da domani riprenderanno le attività dell’impianto»
Gli autocompattatori torneranno dunque operativi da domani in 25 Comuni della provincia di Agrigento.

Agrigento intitola una via a Fernando Pessoa

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Era stato già annunciato ma adesso è una certezza: Agrigento intitolerà una via allo scrittore portoghese Fernando Pessoa.
La delibera della Giunta comunale si inserisce nell’ambito dell’iniziativa di interscambio con il Portogallo volta a valorizzare due fra i più straordinari autori del Novecento, l’autore del Libro dell’inquietudine e il nostrano Premio Nobel, Luigi Pirandello.
Il tratto di strada Panoramica dei templi che intercorre tra il tempio di Giunone e la rotatoria sottostante (Rotonda Giunone, appunto) prenderà infatti il nome di “Viale Fernando Pessoa”, e lo stesso avverrà a Lisbona riguardo Luigi Pirandello, a cui sarà dedicata una via.
Fautore della proposta è il noto “Cantapoeta” Mariano Deidda, grande interprete dello scrittore portoghese e suo ambasciatore nel mondo, la cui proposta è stata avallata dalla Câmara Municipal di Lisbona e dalla Junta de Freguesia de Campo de Ourique (ove si trova la casa di Fernando Pessoa).

Sciacca e la festa del cioccolato.

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Quattro giorni dedicati al cioccolato. Sciacca si prepara ad accogliere maestri cioccolatieri che, con la loro arte e le loro ricette, creeranno e proporranno ghiotte specialità in occasione di quella che è stata denominata “Festa del cioccolato”.

L’evento, promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Sciacca in collaborazione con “Italian Chocolate”, si svolgerà da giovedì 9 a domenica 12 febbraio 2017, in Piazza Scandaliato.
Sono previste degustazioni, la preparazione di dolci e la realizzazione di sculture esclusivamente con cioccolato.

“Mandorlo in Fiore”, iniziative San Calogero bene immateriale Unesco

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Il “Mandorlo in Fiore” ad Agrigento è occasione anche di recupero, rinnovo e rilancio delle tradizioni popolari. E in tale ambito, l’Ente Parco Valle dei Templi, che insieme al Comune organizza l’edizione 2017, ha inserito nel programma degli eventi anche delle iniziative di incontro a Casa Sanfilippo, sede del Parco dei Templi, sulle tradizioni e la cultura popolare. Attenzione particolare sarà riservata ai locali beni immateriali dell’Unesco, tra l’opera dei Pupi siciliani e slovacchi, gli Archi di Pasqua di San Biagio Platani e, soprattutto, la Festa di San Calogero, che sarà rappresentata da “I Tammura di Girgenti”, coordinati da Biagio Licata, che si dichiarano orgogliosi e compiaciuti per i meriti che gli sono stati riconosciuti.

Faraone: “In Sicilia in corso restaurazione”

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Davide Faraone

Il sottosegretario alla Sanità, Davide Faraone, interviene nel merito delle dinamiche politiche, ed anche elettorali in Sicilia, e avverte, in negativo, una tendenza alla restaurazione. Faraone afferma: “Sapevamo che l’eventuale sconfitta al Referendum costituzionale avrebbe potuto significare la ripresa nel Paese di un processo di restaurazione, ed è quello che sta avvenendo, in Sicilia in particolare. In Sicilia avevamo abolito le Province e ora si discute di ricostituirle con l’elezione diretta degli organismi. Si parla di dividere le Camere di commercio, di restaurare le vecchie Autorità portuali, di costruire un aeroporto in ogni provincia. Ci si preoccupa insomma degli interessi della classe politica, come quando si aprivano reparti negli ospedali solo per nominare i primari. Dobbiamo dire basta a un’ economia di stampo sovietico. Bisogna lavorare invece per creare le condizioni di un vero sviluppo e di un aumento del Pil affinché la Regione esca dall’Obiettivo 1.”

Ex Provincia Agrigento, assistenza studenti disabili fino al 31 marzo

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L’ex Provincia di Agrigento annuncia che sarà garantito fino al 31 marzo il servizio di assistenza a favore degli studenti affetti da grave disabilità che frequentano le scuole medie superiori della provincia. L’Ente, infatti, dopo l’emissione del decreto di finanziamento della Regione, relativo alla prima parte del 2017, ha già provveduto ad impegnare le somme necessarie per effettuare il servizio. Il Commissario, Barberi, spiega: “Si tratta di uno stanziamento regionale inferiore alla richiesta inviata dal Libero Consorzio comunale di Agrigento. Con le somme disponibili si potrà assicurare agli studenti disabili, presumibilmente, un’assistenza di circa 47 ore per quasi 2 mesi. Tali servizi riprenderanno a partire da lunedì prossimo 6 febbraio, primo giorno utile dopo l’emissione del decreto, utilizzando l’elenco degli enti autorizzati allo svolgimento dei servizi scolastici in favore degli alunni disabili gravi, pubblicato nel sito dell’Ente.”

“Rifiuti Sicilia”, si naviga a vista

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In Sicilia nel settore della nettezza urbana si naviga, purtroppo, ancora a vista. E pertanto, di conseguenza, il governo regionale procede a tentoni, prorogando di volta in volta le ordinanze di gestione, o emettendone delle nuove, sempre destinate però alla provvisorietà e quindi alla precarietà. Peraltro, il disegno di legge di riforma del settore non è stato ancora approvato dall’Assemblea regionale, ed è in stallo nelle commissioni di merito. L’assessore regionale ai servizi primari, Vania Contrafatto, ha appena emesso l’ennesima ordinanza di proroga, controfirmata dal presidente Crocetta. L’ordinanza descrive l’attuale stato di gestione dei rifiuti, oppressa dagli Ato in liquidazione e con enormi debiti a carico aggravati dai decreti di pignoramento da parte dei fornitori.

L’assessore Vania Contrafatto

E poi incombe l’incognita delle Srr, le nuove società ambito, destinate già dal 2013 a subentrare agli Ato ma non ancora operative. A tutto ciò si sommano i ritardi nell’espletamento delle gare d’appalto locali per affidare il servizio di raccolta e smaltimento, e nella manutenzione e adeguamento degli impianti a disposizione. Il presidente della Regione non è ignaro di quanto accade, e commenta: “Tale situazione rischia di creare uno stato di emergenza permanente nella gestione, nel trattamento e smaltimento dei rifiuti. Occorre un quadro di azione certa, e tale nuova ordinanza, nelle more della messa a regime delle nuove società d’ambito, consentirà finalmente di avere quella svolta sui rifiuti che è necessario attuare dopo diversi anni dell’entrata in vigore della legge regionale 9 del 2010 di regolamentazione del settore” – conclude. Ancora più nel dettaglio, in prospettiva e a breve termine, dal prossimo 15 febbraio i presidenti delle Srr che non avranno avviato le pratiche di subentro saranno commissariati. Il riferimento è soprattutto al traghettamento del personale dagli Ato alle Srr, e alle nuove forme di gestione previste dalla legge tanto evocate ma mai attuate.