Il procuratore reggente di Trapani, Ambrogio Cartosio, è stato ascoltato dalla Commissione Difesa del Senato nell’ambito del caso relativo alle Ong, le Organizzazioni non governative, e al traffico di migranti nel Canale di Sicilia. Cartosio, tra l’altro, ha rivelato che la Procura di Trapani ha in corso indagini sull’ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che coinvolgono non le Ong come tali, ma persone fisiche appartenenti alle Ong. “Ci risulta – ha sottolineato Cartosio – che le Ong hanno fatto qualche intervento di salvataggio in mare anche senza informare la nostra Guardia costiera. Allo stato delle nostre acquisizioni registriamo casi in cui soggetti a bordo delle navi delle Ong sono evidentemente al corrente del luogo e del momento in cui si troveranno imbarcazioni di migranti: dunque ne sono al corrente da prima e questo pone un problema relativo alla regolarità di questo intervento. Inoltre ci sono stati casi di navi di migranti scortate da poliziotti libici corrotti.”
Operazione contro presunta rete “Messina Denaro”, 14 fermi
Operazione al mattino di oggi dei Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Trapani contro una presunta rete di fiancheggiatori del boss latitante Matteo Messina Denaro. Sono 14 i provvedimenti di fermo emessi dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo, a carico di altrettante persone indagate per associazione mafiosa, estorsione, detenzione illegale di armi e altri reati aggravati dalle finalità mafiose. Le indagini ruotano intorno alla cosca mafiosa di Marsala, di cui sono stati delineati gli assetti e le gerarchie. Sono state documentate anche le tensioni interne alla famiglia per la spartizione delle risorse finanziarie derivanti dalle attività illecite e l’intervento pacificatorio nel 2015 dello stesso Messina Denaro, che sarebbe stato presente fisicamente al confronto di mediazione. Dagli atti dell’inchiesta è emersa anche una fotografia, pubblicata in esclusiva da “Repubblica”, che ritrae Matteo Messina Denaro nel 1982 al matrimonio della sorella.
Borsellino su cassonetto trasformato in discarica a Monserrato
Il consigliere comunale di Agrigento, Salvatore Borsellino, di Sicilia Futura, a seguito di numerose segnalazioni ricevute dai residenti della frazione di Monserrato, ha sollevato all’attenzione dell’amministrazione il caso di un cassonetto posto in piazzale Puglisi per contenere i residui dell’attività di potatura, e che invece si è trasformato in un enorme deposito di rifiuti di qualsiasi genere, originando una vera e propria discarica. E ciò nonostante i cassonetti della nettezza urbana siano ubicati a non più di 20 metri di distanza dal cassonetto in piazzale Puglisi. Borsellino commenta: “È scandaloso assistere a ciò, sicuramente dovuto all’inciviltà e alla maleducazione di alcuni cittadini. Però è pur vero che occorre la sorveglianza di tali strutture, affinché non si verifichino episodi come questo di Monserrato. Invito perciò gli organi competenti a sgomberare e bonificare la zona in breve tempo, considerato che il luogo in questione è un sito abitato da numerose famiglie.”
Agrigento, cadono calcinacci da un viadotto nella zona industriale
Ancora preoccupazione intorno alle infrastrutture stradali ad Agrigento.
Infatti, al mattino di oggi, dal viadotto lungo la strada statale 189 al Km 58.300, che cavalca la zona industriale, sono caduti dei calcinacci. Sul posto sono tempestivamente intervenuti i Vigili del fuoco, i Carabinieri e l’Anas, per i rilievi e la predisposizione delle opportune misure di sicurezza.
Blitz ambientale della Guardia di Finanza a Menfi
La Guardia di Finanza di Sciacca ha scoperto e sequestrato una maxi discarica abusiva a Menfi, in un’area di circa 33mila metri quadrati, in contrada Genovese, tra scarti di produzione di calce, intonaci per uso edile e un esteso sversamento di catrame. In passato, la stessa area è stata gestita dalla società Focat, impegnata nella produzione di calce, e poi fallita nel 2015. E i materiali di risulta sarebbero stati accumulati anzichè smaltiti. I Finanzieri, coordinati dal capitano Carluccio, e la Procura di Sciacca, tramite il sostituto Carlo Boranga, ipotizzano il reato di violazione della normativa ambientale, e i quattro titolari dell’azienda sono stati denunciati a piede libero. Alle indagini e agli accertamenti hanno collaborato i laboratori dell’Arpa protezione ambiente e dell’Azienda sanitaria provinciale.
Legge elettorale, lavori in corso
La riforma della legge elettorale incombe sui lavori parlamentari verso la fine della legislatura. In proposito, oggi al Videogiornale di Teleacras è in onda un’intervista al deputato del Partito Democratico, Giuseppe Lauricella.
Nettezza urbana e transito lavoratori da ex Ato Dedalo Ambiente a Srr
Ad Agrigento si è svolta una riunione tra le parti in causa all’Ufficio del Lavoro sul transito dei lavoratori dall’ex Ato Dedalo Ambiente alla Srr. In proposito, oggi al Videogiornale di Teleacras è in onda un’intervista a Manlio Cardella, segretario provinciale di Confael, che ha promosso l’iniziativa.
“Ci detti na chiummata”, 30 anni di carcere
Calogero Palumbo Piccionello è stato ancora alla ribalta della cronaca, suo malgrado, lo scorso 8 febbraio, perché a Favara, nel cimitero comunale, è stata danneggiata la sua tomba. Sono stati i familiari, in visita al cimitero di Piano Traversa, ad accorgersi dei danneggiamenti, denunciati poi alla Tenenza dei Carabinieri di Favara. Adesso probabilmente davvero una pietra tombale è riposta sul caso dell’imprenditore ucciso a 65 anni di età il 28 novembre del 2012. Infatti, la Cassazione, accogliendo quanto invocato dalla Procura Generale, ha confermato e ha reso definitiva la sentenza di condanna a 30 anni di reclusione a carico dell’imputato reo confesso, Antonio Baio, 75 anni, emessa dalla Corte d’Appello di Palermo il 9 novembre del 2015. E la Corte d’Appello già confermò la sentenza di primo grado, sfornata dal Tribunale di Agrigento il 15 maggio del 2014 a conclusione del giudizio abbreviato. Antonio Baio, difeso dagli avvocati Antonio Mormino, Franco Coppi e Giovanni Castronovo, è stato inoltre condannato al risarcimento dei danni ai familiari della vittima, parte civile, costituiti in giudizio tramite gli avvocati Nino e Vincenza Gaziano, e Gaetano Airò. Antonio Baio è a piede libero dall’aprile del 2014, prima della sentenza di primo grado, per decorrenza dei termini di custodia. Da oggi in poi lo attende l’espiazione della pena. La tarda sera del 28 novembre 2012, Calogero Palumbo Piccionello, “Re” delle sale giochi in provincia di Agrigento, conosciuto amichevolmente come “Lillu Picciuni”, fu sorpreso in via Napoli e ucciso da 4 colpi di pistola. Poco dopo, Antonio Baio si presentò alla Caserma della Tenenza dei Carabinieri, in Corso dei Mille. E lui, Baio, ha confessato: “Sugnu ccà, ammazzavu a unu. Ci detti na chiummata. Io non vi dico niente. So solo che se lo meritava”. Poi, in carcere, al Petrusa, innanzi ai giudici, nel corso dell’udienza di convalida dell’arresto, Baio ha spiegato: “Parlava male di me, e l’ ho ucciso”. Quando Antonio Baio è stato sottoposto a perizia psichiatrica, da cui è emerso che è stato capace di intendere e di volere, i periti hanno tracciato anche le origini del gesto sanguinario di Baio, scrivendo: “Le motivazioni del suo gesto sono ascrivibili a peculiari atteggiamenti culturali che ritengono la dignità, la reputazione e il rispetto fattori di massima rilevanza.”
Giuseppe Arnone: “Falzone indicato dalla maggioranza”
Il coordinatore provinciale dei Club Forza Italia di Agrigento, e coordinatore di “Siciliani nel Mondo”, Giuseppe Arnone, interviene nel merito dell’elezione di Salvatore Falzone a vice presidente del Consiglio comunale di Agrigento, e afferma: “Apprendo che il consigliere comunale Salvatore Falzone, eletto alla carica di Vice Presidente del Consiglio Comunale di Agrigento, è stato indicato dalla maggioranza e non invece, come regola ed etica politica vorrebbe, all’interno dei gruppi consiliari dell’opposizione dove Forza Italia riveste una posizione dominante avendo dentro Aula Sollano il gruppo più numeroso.
Ritengo che avere impedito, con alchimie politiche tanto care al sindaco Lillo Firetto, a Forza Italia di scegliere all’interno del proprio gruppo colui al quale doveva essere assegnato il compito di rivestire la carica di Vice Presidente del Consiglio, sia stato un atto gravissimo. Questa è la chiara dimostrazione che, ancora una volta, il primo cittadino intende rivestire il suo ruolo in perfetta solitudine, in una forma paragonabile solo ad un tipo di monarchia assoluta. Ritengo che questo episodio, significativo di come qualcuno tenti di disgregare la consistente ed efficace presenza di Forza Italia all’interno del consiglio comunale di Agrigento, debba essere tema di incontro con il Coordinatore Regionale Gianfranco Miccichè, a cui mi sono già rivolto anche per capire le dinamiche che hanno indotto il consigliere Falzone ad accettare la candidatura in mancanza di un assenso da parte di tutto il gruppo consiliare a cui appartiene” – conclude Giuseppe Arnone.
Consiglieri Ap, Ag Cambia e Rinasce su elezione Falzone
A seguito dell’elezione di Salvatore Falzone a vice presidente del Consiglio comunale di Agrigento, i Gruppi Consiliari di Area Popolare, Agrigento Cambia e Agrigento Rinasce affermano: “Aderendo alla proposta avanzata nei giorni scorsi dal Coordinatore provinciale di Forza Italia, Vincenzo Giambrone, e ribadita dal Capogruppo Giovanni Civiltà, di attribuire ad uno dei consiglieri di Forza Italia la poltrona di Vice presidente, anche in considerazione del cospicuo numero di consiglieri appartenenti a Forza Italia, abbiamo accolto l’invito contribuendo all’elezione dell’unica candidatura avanzata dalla minoranza, quella del giovanissimo Salvatore Falzone, Consigliere garbato e stimato da tutta l’Assise e a cui va il più sentito augurio di buon lavoro. Si ricostituisce, così, quello che probabilmente è il più giovane Ufficio di Presidenza della storia del Consiglio comunale di Agrigento.”