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Enzo Sinatra, no alla revoca dei domiciliari

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Agrigento, Villa Genuardi

Enzo Sinatra
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, condividendo anche quanto ritenuto dalla pubblico ministero Alessandra Russo, ha respinto l’istanza di revoca degli arresti domiciliari imposti all’imprenditore-albergatore, Enzo Sinatra, 83 anni, di Agrigento. Sinatra è indagato perché, in concorso con altri, avrebbe acquistato a prezzo vantaggioso un terreno non alienabile in quanto ricadente nel Demanio e di pregio archeologico. Il difensore di Sinatra, l’avvocato Nino Gaziano, ricorrerà al Riesame contro la decisione del Gip Provenzano. Enzo Sinatra ha ribadito di avere acquistato il terreno al prezzo determinato dal Genio Civile sulla base di altri precedenti d’acquisto in zona. E che lo ha acquistato per provvedere a rimediare a delle infiltrazioni a danno del suo albergo, più volte lamentate alla Soprintendenza, accollando a se stesso quindi l’onere di manutenzione del terreno. Il giudice Provenzano ha ironizzato su tale versione scrivendo che Sinatra, lamentandosi di più, avrebbe potuto anche acquistare il tempio della Concordia.
Francesco Provenzano

Agrigento, dopo Pasqua un consiglio straordinario sul Cua

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Al Comune di Agrigento la conferenza dei capigruppo ha approvato all’unanimità la richiesta di convocare una seduta straordinaria del consiglio comunale, subito dopo Pasqua, avente all’ordine del giorno l’attuale condizione e il futuro del Consorzio universitario di Agrigento. Saranno invitati ad intervenire il presidente del Consorzio universitario, Pietro Busetta, il Rettore dell’Ateneo di Palermo, Fabrizio Micari, oltre ai componenti dei rispettivi Consigli di amministrazione, e l’assessore regionale all’Istruzione e formazione, Roberto Lagalla.

Agrigento, “falsi infortuni sul lavoro”, 29 rinviati a giudizio

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La giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, ha rinviato a giudizio i 29 indagati del secondo troncone nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta “Demetra”, che ipotizza un business sui falsi infortuni sul lavoro, tramite la complicità di medici e affaristi, per truffare l’Inail e l’Inps. Per alcuni presunti episodi di reato, che si ipotizza siano stati commessi entro il 21 settembre 2010, è stata dichiarata la prescrizione. L’indagine dei Carabinieri, che il 28 giugno 2013 provocò sette arresti, ha già partorito 13 condanne in abbreviato e 2 patteggiamenti. Il secondo filone delle indagini è appena approdato in aula.

Ars, Barbagallo presenta disegno di legge su rischio idro-geologico

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Anthony Barbagallo

Anthony Barbagallo, deputato regionale del Partito Democratico, e componente della commissione Territorio e Ambiente dell’Assemblea regionale, ha presentato un disegno di legge su misure urgenti per il recupero sicurezza del territorio della Regione e per la prevenzione del rischio idrogeologico aumentato in conseguenza dei mutamenti climatici. Lo stesso Barbagallo afferma: “Sulla base delle ultime stime, in Sicilia si contano circa 8mila situazioni di pericolo legato al rischio idrogeologico alle quali le amministrazioni locali non riescono a far fronte: su 390 comuni, ben 277 ricadono in aree soggette a rischio non solo relativo a frane ed alluvioni ma anche desertificazione ed erosione territoriale. Bisogna dotare gli enti locali delle figure professionali e di adeguati strumenti normativi e risorse finanziarie per far fronte a questa vera e propria calamità. Mi aspetto che l’Ars possa esaminare ed approvare al più presto questo disegno di legge che riguarda una delle più preoccupanti emergenze del nostro territorio”.

Licata, partecipata manifestazione contro l’emergenza rifiuti

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L’emergenza rifiuti ricorre, e in modo alquanto preoccupante, a Licata. Oggi al mattino in città si è svolta una partecipata manifestazione organizzata da commercianti, esercenti, ristoratori e operatori del settore turistico. In proposito interviene il responsabile provinciale della ConfCommercio di Agrigento, Francesco Picarella, che ha promosso l’iniziativa e che afferma: “Il sit-in di protesta contro il sistema di smaltimento dei rifiuti si è svolto proprio davanti al palazzo del municipio, e ha coinvolto diverse categorie ed espressioni della società civile licatese. Considerato che la situazione è drammatica e va avanti da troppo tempo, e fino ad oggi non è stata trovata alcuna soluzione, riteniamo che il commissario del comune debba dimettersi. Questa è una situazione che sta gettando nella disperazione, oltre i cittadini, i titolari di tante attività commerciali”. Alla manifestazione odierna hanno aderito nella qualità di organizzatori, oltre a Confcommercio, anche Giovanni Morello Delegato Fipe di Licata, Cna Turismo, e Associazione Bed and Breakfast”.

Agrigento, Alberto Di Pisa su Beppe Montana

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Il dottor Alberto Di Pisa, attuale Commissario della Provincia di Agrigento, il 28 luglio 1985, giorno dell’uccisione del Commissario Beppe Montana a cui ieri è stata intitolata la Questura di Agrigento, fu tra i primi Magistrati che si occupò delle indagini sull’omicidio. Adesso, 33 anni dopo, in occasione della cerimonia di intitolazione a Montana, dell’edificio che ospita la Questura di Agrigento, Alberto Di Pisa ha diffuso un proprio intervento a ricordo della figura umana e professionale del dottor Montana:

“Nel giorno del ricordo delle vittime innocenti delle mafie, non dimenticando le vittime delle stragi, del terrorismo e del dovere, è stata intitolata a Beppe Montana la Questura di Agrigento. Ed una vittima del dovere è stato il commissario Beppe Montana, nativo di Agrigento, che la sera di una domenica di luglio del 1985, a Porticello, rientrando insieme alla fidanzata da una gita in mare con il proprio motoscafo, gita che era anche finalizzata alla individuazione delle ville dove si rifugiavano i boss mafiosi, venne ucciso dalla mafia. Montana, a soli 34 anni era diventato uno degli investigatori più abili ed apprezzati tanto che, come è noto, i colleghi avevano cominciato a chiamarlo Serpico. Era molto legato al commissario Antonino Cassarà anche lui ucciso dalla mafia poco tempo dopo il 6 agosto, in quella che, per Palermo, fu una estate di sangue.
Ricordo ancora con sgomento il pomeriggio di quella domenica allorquando apprendemmo del grave delitto: io allora prestavo servizio presso la Procura della Repubblica di Palermo ed ero componente del pool antimafia costituito presso quell’ufficio. Il ricordo di Beppe Montana, ancora oggi mi suscita grande dolore e ciò per un duplice motivo, sia perché con Beppe Montana, che dirigeva la Squadra catturandi della Squadra mobile di Palermo da lui ideata e creata, si era istaurato un intenso rapporto di collaborazione e quasi di amicizia, sia perché toccò proprio a me occuparmi delle prime indagini sull’omicidio.
Il ricordo che io ho di Beppe Montana è quello di un funzionario moderno, ostinato, instancabile, poco propenso a lavorare dietro la scrivania, animato da un grande attaccamento al suo lavoro che svolgeva con impegno pur consapevole dei pericoli ai quali lo esponeva la sua attività volta alla individuazione e alla cattura di pericolosi boss mafiosi latitanti. Ricordo come, ogni qualvolta arrestava un latitante, veniva nel mio ufficio in Procura per comunicarmelo e mi diceva “ Glielo dico perché so che a lei fa piacere e apprezza il lavoro mio e della sezione catturandi”. Come ho detto Beppe Montana era consapevole dei rischi che correva con il proprio lavoro e infatti, pochi giorni dopo l’uccisione del Consigliere istruttore Rocco Chinnici ebbe a dichiarare: “ A Palermo siamo poco più di una decina a costituire un reale pericolo per la mafia. E i loro killer ci conoscono tutti. Siamo bersagli facili purtroppo. E se i mafiosi decidono di ammazzarci possono farlo senza difficoltà”. Ma malgrado la consapevolezza dei pericoli a cui si esponeva nell’operare contro l’organizzazione mafiosa, non arretrava nell’impegno volto alla ricerca dei latitanti anche dei più pericolosi. Basta dire che pochi giorni prima di essere ucciso aveva scovato ed arrestato otto latitanti interrompendo un summit di mafia. Ultimo arresto era stato quello del pericoloso esponente mafioso Marino Mannoia individuato in un appartamento di Bagheria, e come mi disse personalmente, intercettando e seguendo la di lui convivente. La tenacia di Montana e dei suoi uomini nella ricerca dei boss latitanti non poteva essere tollerata e Cosa Nostra armò un gruppo di fuoco che il 28 luglio uccise Beppe Montana e il 6 agosto Ninni Cassarà dirigente della Sezione Investigativa e l’agente Antiochia che lo accompagnava. Del commando fece parte tra gli altri Agostino Mannoia, fratello di Marino Mannoia, quest’ultimo, dopo l’arresto, divenuto collaboratore di giustizia.
Montana aveva innovato i sistemi di ricerca dei latitanti convinto che le indagini dovevano essere svolte con impegno totale e concentrato nel tempo e non occasionale e discontinuo. Ed era anche convinto che i latitanti non erano lontani dal proprio territorio, dal proprio quartiere, dai propri familiari ; così anche oltre gli orari di lavoro e durante i giorni festivi trascorreva intere giornate a setacciare le zone costiere nella zona di Porticello, Mongerbino, Santa Flavia dove trovavano rifugio molti mafiosi ricercati dalla giustizia. E la domenica in cui venne ucciso anche la gita in motoscafo con la fidanzata e alcuni amici era un occasione per svolgere le proprie indagini per la individuazione di covi di latitanti.
Non bisogna poi dimenticare che Beppe Montana oltre che essere un abile poliziotto era anche impegnato nel sociale. Collaborava infatti con Rocco Chinnici nell’educare i giovani alla legalità e fu il principale animatore del comitato in memoria di Calogero Zucchetto, agente della polizia di Stato anche lui ucciso dalla mafia.
Beppe Montana va ricordato come un poliziotto che svolgeva il proprio lavoro con rigore, dignità e professionalità e come esempio di coraggio e dedizione al contrasto della criminalità mafiosa. Questo era Beppe Montana al di là delle commemorazioni più o meno retoriche da parte di chi non lo aveva conosciuto e con lui non aveva lavorato. Io credo che tutti i giovani e non soltanto quelli che vorranno indossare la divisa della polizia dovrebbero conoscere la storia di questo poliziotto che della lotta alla mafia aveva fatto quasi uno scopo di vita”.
Alberto Di Pisa

La Cgil Fp Sicilia punta il dito contro la gestione dei rifiuti

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Alfonso Buscemi

Il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha appena annunciato che il Piano regionale dei rifiuti in Sicilia sarà pronto entro l’anno e che, in particolare, sarà presentato il prossimo dicembre. A margine di ciò interviene la Cgil Funzione pubblica Sicilia, tramite i segretari regionali Alfonso Buscemi e Gaetano Agliozzo, che affermano: “L’intervento della Regione continua a caratterizzarsi esclusivamente con l’avvicendarsi di cariche e nomine tra dipartimento e assessorato ai rifiuti. Sono invece assenti le risposte sia in tema di gestione dei rifiuti che per quanto riguarda la condizione degli operatori del settore. Dopo cinque mesi dall’insediamento del governo, si registrano solo dichiarazioni giornalistiche. Chiediamo che si passi ai fatti, con controlli adeguati su tutti i soggetti coinvolti, tra Comuni ed Srr, e con eventuali sanzioni laddove non si garantiscano le azioni programmate o non si rispettino i tempi previsti. Le omissioni e i ritardi incidono sulla condizione dei lavoratori che ne hanno direttamente pagato e continuano a pagarne i costi in termini di perdita salariale e di posti di lavoro, di cronici ritardi nel pagamento delle retribuzioni che si attestano costantemente sui tre-otto mesi, costringendo gli stessi a continui scioperi con conseguente precarizzazione complessiva della loro vita e obbligando i cittadini a convivere con cumuli di rifiuti”.

Hashish e marijuana a Caltanissetta, denunciato egiziano

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Il Comando provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta ha predisposto un rafforzamento dei servizi di controllo del territorio con particolare attenzione al contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti e alla repressione degli illeciti in genere. I baschi verdi della Compagnia della Guardia di Finanza di Caltanissetta, nel corso di un servizio antidroga, hanno sorpreso un cittadino extracomunitario intento a spacciare sostanze stupefacenti in via Palestro a Caltanissetta. A seguito di perquisizione personale e domiciliare, sono stati sequestrati oltre 20 grammi di sostanze stupefacenti del tipo “hashish” e “marijuana”, suddivise in dosi, pronte ad essere smerciate. Il soggetto di etnia egiziana, è stato denunciato per detenzione ai fini di spaccio alla Procura della Repubblica nissena. Ulteriori controlli saranno pianificati in occasione delle prossime festività pasquali.

Sicilia, Cancelleri: “Sì al dialogo con Musumeci ma…”

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Nello Musumeci e Giancarlo Cancelleri

Il Movimento 5 Stelle dell’era Di Maio pratica la politica del dialogo costruttivo, e non della chiusura pregiudiziale, non solo in ambito nazionale ma anche periferico. Infatti, il leader siciliano dei 5 Stelle, Giancarlo Cancelleri, vice presidente dell’Assemblea Regionale, ha affermato: “Riteniamo utile una stagione del dialogo con il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci. In campagna elettorale Musumeci ripeteva che se i suoi gli avessero messo i bastoni fra le ruote si sarebbe dimesso subito. Ebbene, è successo: sia coerente e si dimetta. Oppure ci dica, ufficialmente e pubblicamente, quali sono le sue priorità, i punti-chiave della finanziaria. E a quel punto gli diremo se siamo interessati o meno. Ovviamente, l’eventuale dialogo ha bisogno di un passaggio istituzionale sulla crisi. È l’ unica garanzia contro gli inciuci: deve essere una richiesta formale. E il Movimento 5 Stelle deciderà se aprire la stagione del dialogo sui temi concreti. Lui ci dà i suoi punti e noi i nostri”.

Condannato il presunto “Re dei narcos” siciliano

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Salvo Miceli

A Palermo, al palazzo di giustizia, a conclusione del giudizio abbreviato, il Tribunale, accogliendo le richieste della Procura, ha condannato a 16 anni di carcere per traffico internazionale di stupefacenti Salvatore Miceli, per anni nella lista dei trenta latitanti più pericolosi d’Italia. Miceli, ritenuto capomafia di Salemi, ha già scontato una precedente condanna sempre per narco-traffico. Ad affidargli il business della droga sarebbe stato, attraverso il suo consigliere Pino Lipari, Bernardo Provenzano, che di lui si sarebbe fidato senza alcuna riserva. Nell’ottobre del 1990 di Salvatore Miceli si occupò l’allora procuratore di Marsala, Paolo Borsellino, che lo arrestò a seguito delle dichiarazioni della collaboratrice di giustizia Giacoma Filippello. Poi, nel 2009, a interrompere la sua latitanza di lusso in Hotel 5 stelle di mezzo SudAmerica furono i Carabinieri di Trapani che lo arrestarono all’Hotel Cumberland a Caracas in Venezuela. All’epoca Miceli è stato ricercato per un traffico di droga tra l’America Latina e l’Italia.