Ad Agrigento, nottetempo, intorno alle ore 2:30, i Carabinieri sono intervenuti in via Esseneto dove una donna nigeriana, seminuda, ha invocato aiuto a causa di un’aggressione appena subita da due connazionali della Nigeria. Anche i Carabinieri, appena giù dall’automobile, sono stati aggrediti dai due nigeriani a calci e pugni. I due africani sono stati immobilizzati e ammanettati. Uno ha 30 anni, e l’altro, di 26 anni, è pregiudicato per reati specifici. Entrambi hanno il permesso di soggiorno. Sono ristretti ai domiciliari per violenza e resistenza a pubblico ufficiale.
E altri due immigrati dalla Nigeria sono stati arrestati dai Carabinieri ad Agrigento. Appena si sono imbattuti nei militari in pattugliamento, i due nigeriani sono fuggiti tra i vicoli di Largo Tumminelli. Sono stati raggiunti e, dopo una violenta colluttazione, immobilizzati a terra. Nelle loro tasche i militari hanno rinvenuto alcune dosi di hashish che sono state subito sequestrate per essere distrutte. I due, uno di 19 e l’altro di 20 anni, sono stati ristretti ai domiciliari.
Droga e violenze, arrestati quattro nigeriani ad Agrigento
Blitz antimafia, arrestato l’ex deputato Nicotra
Le indagini, condotte dai Carabinieri, hanno consentito, tra l’altro, di accertare, anche grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, la responsabilità degli indagati in ordine alla loro appartenenza a due gruppi storici della famiglia di Catania, Ercolano e Santapaola, nonché all’imposizione del pizzo nei confronti di diversi imprenditori locali nell’arco di svariati anni. Radiografate anche diverse consultazioni elettorali locali per le quali vi sarebbe stato l’interessamento della mafia. Il reato contestato all’ex deputato Nicotra è il voto di scambio elettorale politico mafioso.
“Illogica l’assoluzione di Lombardo” (video)
La Cassazione bacchetta la Corte d’Appello che ha assolto Raffaele Lombardo dal concorso alla mafia: “Sentenza illogica”. I dettagli delle motivazioni.
Il 19 febbraio del 2014, in primo grado, innanzi al Tribunale di Catania, l’ex presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, giudicato in abbreviato, è stato condannato dalla Giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Catania, Marina Rizza, a 6 anni e 8 mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Il 31 marzo del 2017, in secondo grado, la Corte d’Appello di Catania, presieduta da Tiziana Carrubba, ha assolto Lombardo, “perché il fatto non sussiste”, dall’imputazione di concorso alla mafia, e lo ha condannato a 2 anni di reclusione, pena sospesa, per corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso ma senza intimidazione e violenza. Lo scorso 3 luglio 2018 in terzo grado, la seconda sezione penale della Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza d’Appello. E dunque, si svolgerà un secondo processo d’Appello a carico di Raffaele Lombardo. E la Cassazione ha annullato l’assoluzione con rinvio nonostante che lo scorso 22 giugno, innanzi alla stessa sezione della Cassazione, il Procuratore Generale, Stefano Rocci, a conclusione della requisitoria, avesse chiesto a favore di Raffaele Lombardo la conferma dell’assoluzione dall’imputazione di concorso esterno alla mafia. E l’annullamento con rinvio solo della condanna a due anni per corruzione elettorale. Adesso la Cassazione ha pubblicato le motivazioni per le quali, lo scorso 3 luglio, accogliendo il ricorso della Procura Generale di Catania, ha annullato l’assoluzione sentenziata dai giudici d’Appello. I magistrati della Suprema Corte bacchettano i colleghi giudici d’Appello di Catania e scrivono che “non è logico che abbiano assolto Raffaele Lombardo dall’imputazione di concorso esterno alla mafia nonostante avessero affermato che Lombardo ha stretto un patto con la mafia per essere eletto rapportandosi direttamente con i boss, e che, però manca la prova dell’oggetto del patto. Invece, tale oggetto del patto si può ragionevolmente individuare in favoritismi nell’aggiudicazione di appalti. Inoltre, tale patto, essendo stato necessariamente stipulato ex ante, ovvero prima che Lombardo fosse eletto presidente della Regione, non poteva riguardare vicende specifiche ma solo una generica accondiscendenza del politico alle finalità degli associati alla mafia”.
La Confael su lavoratore nettezza urbana “sballottato” (video intervista)
In proposito oggi al Videogiornale di Teleacras è in onda un’intervista al segretario provinciale Confael, Manlio Cardella.
Presentata all’Empedocleo la rassegna del “Teatro da Camera” (video interviste)
Le interviste sono in onda oggi al Videogiornale di Teleacras.
Chiavetta usb esplosiva, riattaccate tre dita ad un poliziotto
Un attentato intimidatorio è stato compiuto a danno dell’avvocata trapanese, Monica Maragno, civilista, che due anni addietro ha ricevuto per posta, in una busta, una chiavetta usb per computer. L’avvocata Maragno si è insospettita e ha consegnato la chiavetta alle forze dell’ordine. Sulla busta, come mittente, è stato indicato l’Ordine degli avvocati di Trapani, ma il presidente dell’Ordine, interrogato dall’avvocata, ha negato la spedizione e, a sua volta, ha presentato un esposto in Procura. Per circa due anni la busta sarebbe rimasta intatta. Nelle scorse settimane il magistrato titolare dell’indagine contro ignoti avrebbe consegnato alla polizia giudiziaria la busta. E appena l’ispettore di Polizia, Gianni Aceto, ha inserito la chiavetta nel computer si è scatenata un’esplosione che ha ferito l’agente. I chirurghi dell’ospedale di Marsala hanno riattaccato tre dita all’ispettore. E’ ricoverato a Marsala al reparto di Chirurgia plastica.
Restituiti alla famiglia i negozi Niceta, nel frattempo chiusi!
La sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, presieduta da Raffaele Malizia, ha restituito agli imprenditori Massimo, Pietro e Olimpia Niceta i 15 negozi “Niceta” sequestrati nel 2013 dalla giudice Silvana Saguto, all’epoca presidente della stessa sezione. E’ stata bocciata anche la richiesta di applicazione di una misura di prevenzione personale. Il verdetto è frutto di una complessa perizia disposta dal tribunale e che si è protratta tre anni. In verità il patrimonio è stato restituito ma solo sulla carta, perché i 15 negozi “Niceta”, oggetto del sequestro, nel frattempo sono stati chiusi. E ciò – secondo gli imprenditori Niceta – “a causa di una cattiva gestione degli amministratori giudiziari”. Gli stessi Niceta sono attualmente parte civile nel processo a Caltanissetta in cui è imputata Silvana Saguto. Uno dei difensori della famiglia Niceta, l’avvocato Sal Mormino, commenta: “Quello che è importante adesso è che sia stata verificata la legittimità dei flussi finanziari che hanno consentito la costituzione del patrimonio dei fratelli Niceta”.