La fallimentare riforma delle Province ad opera del governo Crocetta riverbera ancora effetti negativi. Le Province in Sicilia sono sull’orlo del precipizio del dissesto finanziario, senza soldi per pagare le utenze delle scuole, dall’acqua al metano, dalla luce al telefono. E ciò soprattutto a causa del cosiddetto “prelievo forzoso” dello Stato e stabilito a suo tempo dal Governo Crocetta nell’ambito di una abolizione delle Province che invece non è mai avvenuta. A Caltanissetta la Provincia non è più capace di alcun impegno di spesa, e i dirigenti scolastici dovranno attingere da risorse delle scuole, qualora vi siano, per pagare le bollette, rilevando che però si tratta, da parte della Provincia, di una interruzione di pubblico servizio e di una lesione del diritto allo studio. Nel frattempo la Provincia ha annullato le utenze del riscaldamento di tutti gli uffici provinciali, e che, a seguire, si procederà al ridimensionamento delle utenze elettriche e telefoniche, razionalizzando quelle idriche.
E ad Agrigento è stata bloccata la stabilizzazione dei precari, garantendo comunque con la proroga il loro posto di lavoro fino al dicembre del 2019. Si tratta di 133 persone. Il commissario Di Pisa ha firmato un atto di indirizzo con il quale manifesta l’intento di procedere alla stabilizzazione di tutto il personale precario, ma subordina ciò all’attuazione della legge 15, ovvero la legge che ha riformato le Province e che prevede, tra l’altro, il ricollocamento del personale in altri enti.
Il disastro ex Province, mancano i soldi finanche per i riscaldamenti
Agrigento e investimenti in itinere
Il Comune di Agrigento e gli investimenti progettati o già in itinere, tra i progetti Girgenti, Concordia a Villaseta e Quadrivio Spinasanta, e i lavori a piazzale Giglia e nella cisterna sotto il Viale della Vittoria: l’intervista al sindaco Calogero Firetto è in onda oggi al Videogiornale di Teleacras.
La semplicissima questione “Orlandiana” (video)
Il sindaco di Palermo, Orlando, come ha annunciato, si rivolga subito al giudice sulla costituzionalità del decreto “Sicurezza”. Bando alle ciance, altrimenti è politica.
Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, non si ritiene un dissidente, un ribelle, un disubbidiente. Lui non sarebbe alla ricerca di uno spazio di azione politica anti-populista contrapposta alla Lega di Salvini. Il sindaco Orlando si è persuaso e convinto che il decreto “Sicurezza” del ministro Salvini, appena convertito nella legge numero 132 del 2018 approvata dal Parlamento, sia incostituzionale, nella parte in cui impedendo l’iscrizione dei migranti richiedenti asilo nel registro dei residenti non consente loro di ottenere la carta d’identità e alcuni diritti tutelati dalla Costituzione della Repubblica Italiana come l’istruzione e la salute. La domanda: e allora perché Orlando non si rivolge alla Corte Costituzionale e la interroga sulla costituzionalità del decreto “Sicurezza”? La risposta: perché nell’ordinamento italiano il sindaco non può rivolgersi direttamente alla Corte Costituzionale, ma deve, procedendo indirettamente, rivolgersi al giudice ordinario, in tal caso il giudice civile, prospettandogli i suoi dubbi sulla costituzionalità del decreto “Sicurezza”. Se il giudice dovesse ritenere manifestamente fondato il dubbio del sindaco Orlando, allora sarà il giudice, lui sì, a rimettere il dubbio, la questione, alla Corte Costituzionale. E se la Corte Costituzionale dovesse ritenere in tutto o in parte incostituzionale la legge 132, la stessa legge potrà essere disapplicata. Fino a quando ciò non sarà, il sindaco è obbligato ad applicare la legge, altrimenti rischia di essere incriminato di abuso d’ufficio qualora il prefetto lo denunciasse, e il ministro dell’Interno lo potrà rimuovere dalla carica qualora lui, il sindaco, si renda colpevole di gravi e ripetute violazioni di legge. E se ciò fosse urgente, potrà il prefetto sospendere dalla carica il sindaco. In conclusione il sindaco Orlando ha due opzioni. La prima è che, anziché trascinare la polemica e strumentalizzarla politicamente, agisca subito e interroghi il giudice ordinario che a sua volta, se lo riterrà opportuno, interrogherà la Corte Costituzionale. La seconda è invece attendere che il sindaco Orlando, o altri sindaci come lui, siano incriminati o rimossi dalla carica, e che comparendo poi al cospetto di un giudice lo interroghino sulla costituzionalità del decreto “Sicurezza”. Tutto il resto sono ciance, da bandire, altrimenti è politica.
La Regione accoglie l’appello di MareAmico per la foce del fiume Akragas (video)
Accogliendo il recente documentato appello dell’associazione ambientalista MareAmico di Agrigento, coordinata da Claudio Lombardo, il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha annunciato, e i lavori sono già iniziati al mattino di oggi, la pulizia e la manutenzione straordinaria della foce del fiume Akragas, ostruita da pietre e detriti, a danno dell’ambiente circostante ed a pericolo di straripamenti. Lo stesso Musumeci ha affermato: “Nel giro di due o tre giorni la foce del fiume Akragas ad Agrigento sarà completamente liberata da ogni detrito che impedisce il regolare deflusso delle acque. Utilizzeremo la stessa impresa che sta già eseguendo i lavori, finanziati dalla Regione, nel tratto a monte, nei pressi del Villaggio Peruzzo, dove si è registrata l’esondazione dello scorso 2 novembre. Ho sentito al telefono l’ingegnere Duilio Alongi, capo del Genio civile di Agrigento, il quale mi ha spiegato che l’ostruzione si è evidenziata soltanto adesso, dopo che il livello dell’acqua si è abbassato al termine della piena. Lunedì scorso è stato effettuato un sopralluogo al quale ha preso parte anche la direzione dei lavori dell’impresa ed è stato possibile verificare la percorribilità di tale soluzione, che è senz’altro la più veloce per risolvere il problema”.
Agrigento, maxi multa a Maserati senza assicurazione e revisione
Ad Agrigento, lungo la statale 115, nei pressi del Villaggio Mosè, la Polizia Stradale ad un posto di blocco ha controllato un’automobile Maserati e ha multato, per 900 euro, il conducente, un uomo di 40 anni originario della provincia di Caltanissetta e residente in Germania, perché la sua Maserati è risultata essere con assicurazione scaduta e senza revisione. Il 40enne nisseno si è giustificato così: “Il mio assicuratore non mi ha avvisato che la polizza fosse scaduta”.
Gianfranco Miccichè su caso “decreto Sicurezza”
“Sicurezza”, non si placa lo scontro a distanza tra Salvini e Orlando
Non si placano le polemiche intorno all’applicazione del decreto sicurezza. Oggi sui social il ministro dell’Interno e leader della Lega, Matteo Salvini, ha scritto: “Col Partito Democratico caos e clandestini, con la Lega ordine e rispetto. Certi sindaci rimpiangono i bei tempi andati sull’immigrazione, ma anche per loro è finita la pacchia!”.
Ed il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha replicato: “Non arretro, non c’è motivo di arretrare, io ho assunto una posizione che non è né di protesta, né di disubbidienza, né di obiezione di coscienza. Ho assolto alle mie funzioni istituzionali di sindaco. Evitate di definirmi ribelle. Il mio è un atto istituzionale, contro un decreto che autorevoli uomini di chiesa hanno definito disumano. È sostanzialmente un dovere, per un sindaco. Il decreto Salvini, oltre che disumano, è anche criminogeno, perché avendo abolito la protezione umanitaria arriva anche a vietare la residenza anagrafica, e crea condizioni in cui il legittimo diventa automaticamente illegittimo. Gli effetti pratici saranno la negazione del diritto alla salute, del diritto alla scuola per i figli. Ci sono decine di migliaia di persone che oggi risiedono legalmente in Italia, pagano le tasse, versano contributi all’Inps e fra qualche settimana o mese saranno senza documenti e quindi illegali. Questo significa incentivare la criminalità, non combatterla o prevenirla. Stiamo predisponendo un’assistenza abitativa di emergenza, anche in accordo con l’arcivescovo Corrado Lorefice, perché queste persone non si ritrovino in strada. Palermo, con me sindaco, cerca di restare una città accogliente. E ci riserviamo di sollevare l’eccezione di incostituzionalità della legge”.