L’inchiesta sui presunti dati falsi covid, il perché della falsificazione, e l’intervento del procuratore aggiunto di Trapani, Maurizio Agnello.
Dunque la giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trapani, Caterina Brignone, nell’accogliere le misure cautelari proposte dalla Procura, non ha esitato a definire quanto sarebbe accaduto sui dati covid presumibilmente falsificati in Sicilia come un “disegno politico scellerato”. E poi, la stessa Brignone, ancora più nel dettaglio, ha scritto: “C’è stato un disegno più generale e di natura politica. Si è cercato di dare un’immagine della tenuta e dell’efficienza del servizio sanitario regionale, e della classe politica che amministra, migliore di quella reale, e di evitare il passaggio dell’intera regione o di alcune sue aree in zona arancione o rossa, con tutto quel che ne discende anche in termini di perdita di consenso elettorale per chi amministra”. Quindi, secondo la giudice Brignone, il reato di falso ideologico e materiale che si contesta agli indagati sarebbe stato commesso in ragione di un fine prettamente politico, legato al consenso politico e quindi elettorale. Tale interrogativo sul movente se lo è posto il titolare delle indagini, il procuratore aggiunto di Trapani, Maurizio Agnello, che commenta: “Il reato di falso è funzionale di solito ad altro. Apparentemente, l’unico motivo che ci siamo dati, atteso che la massima autorità politica regionale, cioè il presidente Musumeci, aveva invocato a più riprese la zona rossa, è che si volesse dare l’apparenza di una macchina sanitaria efficiente mentre così non era. O non lo era così come la si voleva fare apparire”. L’ex assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, invitato a comparire innanzi ai magistrati di Trapani, si è avvalso della facoltà di non rispondere. E il procuratore aggiunto Agnello così replica: “E’ un suo diritto non rispondere e lo rispettiamo, ma ho detto al suo avvocato che un amministratore pubblico dovrebbe avere il dovere di spiegare la sua posizione”. Poi, ancora in riferimento all’inchiesta, Agnello ha ribadito: “L’indagine è partita nei mesi scorsi da un laboratorio di Alcamo nel quale veniva processato un gran numero di tamponi e venivano trasmessi dati non veritieri: partendo da questo fatto siamo risaliti fino all’assessorato alla Sanità. Abbiamo assistito a una sistematica alterazione relativa ai soggetti positivi al Covid, ai deceduti e ai tamponi, dati trasmessi poi alle autorità sanitarie centrali, che avevano il dovere di approntare le contromisure necessarie. La frase ‘spalmiamo i morti’, seppur in un contesto telefonico, ci ha colpito molto, ed è una terminologia significativa della spregiudicatezza della condotta. Ci sono alcune intercettazioni, su cui non voglio entrare, in cui emerge evidente il tentativo di calmierare i numeri” – ha concluso Agnello.