“Sulla nomina dei sottosegretari non c’è un disegno del capo del governo, che ha raccolto le indicazioni dei partiti: l’assenza di esponenti siciliani nei posti chiave dimostra che i dirigenti dei partiti in Sicilia contano poco. Io sono fuori dalla politica, la guardo con distacco e amarezza”.
Così l’ex ministro ed esponente di spicco della Dc, Calogero Mannino, 81 anni, conversando con l’ANSA.
Per Mannino la scarsa presenza di siciliani nella compagine di governo e di sottogoverno “è un problema”. “Il Sud è trascurato – dice – e la Sicilia lo è ancora di più”. “I partiti – prosegue – non sono più quelli d’un tempo e non torneranno a esserlo. De democristiano riconosco che il Pci era un grande partito con una forte ispirazione ideologica, nonostante alcuni aspetti critici la tensione ideale era evidente. Questo avveniva anche nella Dc, ora è tutto diverso”. Il tema del Mezzogiorno, secondo l’ex ministro, “rimane centrale”. “Ma sotto Roma – osserva – vedo un Paese abbandonato. Sono curioso di vedere cosa farà concretamente il presidente del Consiglio: ci sono cose importantissime da fare al Sud e in Sicilia, penso alla rete ferroviaria e alle strade”. Il “peso impalpabile” della classe politici siciliana potrebbe essere un danno”. “Eravamo un laboratorio politico – conclude – E’ passato tanto tempo”.