Favara. Il centro storico. Piazza del Carmine. L’alba del 23 gennaio del 2010. Un tonfo. Il crollo di una palazzina. La famiglia Bellavia, 5 persone, padre, madre e 3 figli: marito e moglie, Giuseppe Bellavia, muratore, e Giuseppina Bello, casalinga, sono estratti da sotto le macerie. Subito. L’uomo, lievemente ferito, collabora con i soccorsi. La donna, in condizioni più gravi, è trasportata in ospedale. Si scava tra le rovine, affannosamente. Due bambini, Giovanni, 11 anni, e Chiara Pia, 3 anni, sono vivi. Marianna, 14 anni, è invece morta, vittima del crollo. La corsa al “San Giovanni Di Dio”. Giovanni è stato intubato. Durante il trasporto, in ambulanza, muore Chiara Pia. Inutili i tentativi di rianimarla. La stessa zona è da tempo a rischio. Altre case sono crollate in passato. Il primo cedimento nel 2001. La palazzina della famiglia Bellavia: un magazzino sotterraneo, un pianterreno e due piani superiori. Secondo la Protezione civile, come confermato poi dai consulenti della Procura, la casa crollata non sarebbe stata agibile. Anche perchè alcune opere di consolidamento sui piani alti hanno pregiudicato ancora di più la stabilità delle fondamenta marce. E così l’edificio si è accartocciato su se stesso. La Procura della Repubblica di Agrigento indaga per disastro e omicidio colposo plurimo. Il sindaco dell’epoca, Mimmo Russello, che si dimise appena ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, è stato poi giudicato in abbreviato e assolto il 14 febbraio del 2012. Due ex sindaci che hanno preceduto Russello, e altri 8 imputati, tra funzionari e dirigenti dell’ Ufficio tecnico comunale di Favara, i proprietari e i possessori dell’edificio crollato, sono stati sotto processo ordinario. Il 30 settembre del 2016, a conclusione della requisitoria, il pubblico ministero, Santo Fornasier, ha invocato 6 condanne e 4 assoluzioni. Adesso i giudici della sezione penale presieduta da Giuseppe Melisenda Giambertoni hanno assolto otto imputati e ne hanno condannati due: 3 anni di reclusione ciascuno sono stati inflitti all’ex capo dell’Ufficio tecnico comunale di Favara, Sebastiano Dispenza, e al proprietario dell’immobile crollato, Antonio Noto. Sono attese le motivazioni della sentenza. Secondo il pubblico ministero Fornasier, Antonio Noto sarebbe stato a conoscenza dello stato precario della palazzina affittata alla famiglia Bellavia. Gli otto assolti, per non avere commesso il fatto, sono: Rosalia Presti, parente di Antonio Noto, alla quale sarebbe stata intestata la palazzina, poi gli ex sindaci Carmelo Vetro e Lorenzo Airò, l’ex capo dell’Ufficio tecnico, Giacomo Sorce, il geometra Antonio Grova, dipendente dell’Ufficio tecnico, e i tecnici comunali Francesco Criscenzo, Pasquale Amato, ex sindaco di Palma, e Alberto Avenia.