A Roma i vertici nazionali del Partito Democratico lavorano per candidare l’attuale seconda carica dello Stato a presidente della Regione Sicilia. Il presidente del Senato sarebbe la proverbiale “scarpa giusta nel piede giusto”. Piero Grasso, già giudice a latere al maxi processo alla mafia negli anni 80, poi procuratore di Palermo, poi a capo della Direzione antimafia e poi invitato all’epoca da Bersani a candidarsi al Parlamento con il Partito Democratico, sarebbe capace di cucire o scongiurare eventuali strappi all’interno del partito di Renzi e della coalizione di centro – sinistra che sarà impegnata nella campagna elettorale in occasione del voto il prossimo 5 novembre per eleggere il presidente e 70 deputati a Sala d’Ercole. E la ipotizzata candidatura di Piero Grasso sarebbe gradita, caldeggiata e sostenuta dai due Mattei a capo del Pd, il segretario Renzi e il presidente Orfini, che hanno sguinzagliato i propri ambasciatori per annunciare l’ambasciata a Palazzo Madama, e sondare la disponibilità di Piero Grasso. Dunque no alle Primarie? No alle Primarie che sono state finora la giustificazione per raffreddare le belligeranze di Rosario Crocetta agguerrito a candidarsi? “Altro che no” – risponde il sottosegretario alla Sanità, Davide Faraone, primo sponsor delle Primarie in Sicilia per la scelta del candidato presidente. Faraone non demorde, ribadisce come imprescindibile il metodo delle Primarie, e pressa affinchè siano celebrate il prossimo 9 luglio, la stessa domenica quando il Movimento 5 Stelle sceglierà il suo candidato presidente alla Regione tramite la liturgica consultazione su internet. Infatti, le parole di Davide Faraone sono: “Noi andremo ai gazebo, loro rimarranno dietro un computer per qualche clic”. Insieme a Faraone, battono il tamburo per le Primarie anche Giuseppe Lupo e l’assessore Antonello Cracolici, ma il segretario regionale, Fausto Raciti, probabilmente perché a conoscenza della carta “Piero Grasso”, ha svitato il rubinetto dell’acqua gelata, replicando così a Faraone: “Rimango dell’idea che debbano essere investiti della ‘questione Sicilia’ il segretario nazionale Renzi e tutto il partito a Roma per capire se si può arrivare a un quadro di alleanze condiviso e individuare soluzioni comuni per la scelta del candidato. Io non ho nulla contro le primarie, anzi, ma senza un raccordo con la segreteria nazionale non possiamo farle da soli” – conclude Fausto Raciti. Tradotto dal politichese: decida Roma, e se Roma decide Grasso, ok.