L’inchiesta “Sorella Sanità”: tre imputati patteggiano la condanna, sei a giudizio abbreviato e uno in ordinario. I dettagli.
Nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta “Sorella Sanità”, tra i 10 imputati per i quali la Procura, ricorrendo l’evidenza della prova, ha disposto il giudizio immediato, in 3 patteggeranno la condanna, 6 hanno scelto il rito abbreviato mentre uno sarà giudicato in ordinario. La Procura ha prestato il consenso al patteggiamento del canicattinese Salvatore Manganaro, considerato il referente di Fabio Damiani per gli appalti. Si tratta di 4 anni e 2 mesi condizionati alla restituzione di tangenti che Manganaro avrebbe incassato assieme a Damiani e che superano il milione di euro. Poi Ivan Turola, referente occulto della società Fer.Co (4 anni e mezzo di carcere), e Roberto Satta, responsabile operativo della Tecnologie Sanitarie (5 anni). Processo in abbreviato per Damiani, manager dell’Asp di Trapani ed ex responsabile della Centrale unica di committenza per le gare di appalto a livello regionale, Antonio Candela, allora coordinatore della struttura regionale per l’emergenza Covid-19 ed ex manager dell’Azienda sanitaria provinciale di Palermo. Poi Giuseppe Taibbi, imprenditore legato a Candela. Francesco Zanzi, amministratore delegato della Tecnologie Sanitarie spa. Angelo Montisanti, responsabile operativo per la Sicilia di Siram e amministratore delegato di Sei Energia scarl. Sarà processato con il rito ordinario Crescenzo De Stasio, direttore unità business centro sud di Siram srl. L’inchiesta “Sorella Sanità” avrebbe svelato un giro di mazzette per pilotare quattro gare di appalto: oltre 600 milioni di euro in forniture e servizi.