L’inchiesta “Sorella Sanità”: Salvatore Manganaro collabora con la giustizia. Fabio Damiani invece ha appena scritto una lettera a sua discolpa.
Nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta “Sorella Sanità”, sfociata nel blitz dello scorso 22 maggio, la Procura della Repubblica di Palermo ha invocato al Tribunale l’arresto di diciotto persone, 15 in carcere e 3 ai domiciliari. Invece il Giudice per le indagini preliminari ha letto gli atti istruttori e ha concesso l’arresto in carcere solo per due indagati, Fabio Damiani, 55 anni, già responsabile della Centrale unica di committenza per gli appalti sanitari e direttore dell’Azienda sanitaria provinciale di Trapani, e Salvatore Manganaro, 44 anni, di Canicattì, presunto “faccendiere” di riferimento di Damiani. Entrambi, Damiani e Manganaro, in sede di interrogatorio di garanzia innanzi al Gip, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Poi, invece, da circa due mesi Manganaro collabora con la giustizia. I magistrati palermitani hanno già raccolto la sua confessione piena. Lui ha ammesso di avere intascato tangenti e ha firmato centinaia di pagine di verbali sollevando il velo sul livello politico dell’inchiesta, con tanto di nomi e cognomi. Adesso intende patteggiare la condanna. Il suo legale, l’avvocato Marco Lo Giudice, ha proposto alla Procura 4 anni e 2 mesi di reclusione, con la restituzione di 240mila euro, ovvero quanto Manganaro avrebbe intascato come tangenti. Invece Fabio Damiani non collabora con la giustizia ma dal carcere ha appena scritto una lettera ai magistrati a sua discolpa. E molti dei nomi e cognomi citati da Damiani corrispondono a quanto confessato da Manganaro. Fabio Damiani spiega di ritenersi vittima di un sistema che altri, non lui, hanno creato. Ed in tale sistema l’ingerenza della politica è totale, e lui, Damiani, non intende pagare per tutti. E indica i “tutti”, ovvero persone al vertice della classe politica regionale, rappresentanti di partito e assessori di giunte di governo, che con la sanità e grazie alla sanità avrebbero acquisito consenso elettorale e posizioni di potere, confermando che “in Sicilia con la sanità non ci si cura ma si mangia”. Dunque Fabio Damiani scrive delle pressioni politiche per le nomine ai vertici di ospedali e aziende sanitarie, o per favorire un’impresa piuttosto che un’altra, tra incontri e scontri, di cui lui, Damiani, sarebbe stato testimone diretto. Indagini a riscontro sono in corso e sono attesi sviluppi.