L’anno scolastico è iniziato da alcuni giorni, le ansie per il covid 19 si mischiano a quelle di chi aspira a una cattedra tra le migliaia di insegnanti precari, proiettai al concorsone dei prossimi giorni indetto dal Governo. Per conoscere meglio cosa animi il cuore di una docente, chiamata tra l’altro a insegnare lontano da casa, ecco la testimonianza di Roberta Ciotta. “Tra l’attesa di una cattedra, l’ansia di preparare una valigia e di salutare i miei affetti più cari per un anno scolastico che si caratterizza sicuramente come imprevedibile, leggo con preoccupazione le dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione circa la convinzione di espletare le procedure concorsuali il prossimo (imminente) mese di ottobre. Ci sono dei concetti semplici e immediati da capire, eppure non trovano riscontro con quanto dichiarato sui giornali o alle tv governative. Davvero si può pensare di espletare le prove di un concorso scuola ADESSO? Un concorso che per altro non assicura oggettività di valutazione, selezione
meritocratica, trasparenza nelle procedure di svolgimento (i bandi dicono tutto e dicono niente). Un concorso che rischierebbe di escludere i cosiddetti ‘docenti fragili’ o semplicemente i docenti che si troverebbero in quarantena. Le circa 300 scuole con almeno un caso di covid-19 la dicono già lunga. Senza considerare la fitta rete di spostamenti tra una regione e l’altra per i candidati che si trovano in una sede diversa da quella cui ambiscono.
Lo stato di emergenza ha al momento una scadenza al 15 ottobre e dubito che non sarà prolungato. Vero è che la scuola si trova in una situazione critica per tanti motivi e perché mancano docenti, ma questo concorso manderebbe i vincitori in cattedra soltanto il 1 settembre 2021. Cosa risolverebbe farlo adesso? Mi sembra un inutile
accanimento verso quei docenti che hanno lavorato il doppio, forse il triplo, durante la DAD, che si sono improvvisati esperti informatici, che sono entrati nelle case e soprattutto negli animi degli alunni, che non hanno avuto diritto alla disconnessione nemmeno la Domenica di Pasqua, per leggere un libro, magari, e regalare un’ora di
normalità in questa straordinarietà. Semplicemente per ESSERCI, sempre. Gli insegnanti hanno reinventato se stessi prima ancora che la loro programmazione, hanno ripensato il loro modo di fare didattica e sperimentato nuovi metodi di insegnamento/apprendimento. Per fare tutto questo sono rimasti incollati al computer qualcosa come 12-15 ore al giorno, ricorrendo a device propri e non sempre di ultima generazione, facendo i conti con problemi personali e familiari o semplicemente con la solitudine della propria casa. Già, perché c’è chi non è scappato, ma è rimasto ad
una latitudine diversa da quella del proprio cuore. I docenti, conclusi gli esami, non sono riusciti nemmeno a tirare un sospiro di sollievo che si sono trovati in piena estate a districarsi tra le compilazioni delle varie
domande di iscrizione a GPS e concorsi, le cui procedure avevano un po’ le stesse abitudini delle scale di Hogwarts: alle procedure piaceva cambiare in corso d’opera. Quindi gente che si è ritrovata a compilare la domanda nei primi giorni, ha dovuto annullarla e ricompilarla all’ultimo momento (sempre se sia venuta a conoscenza di
tali cambiamenti). Il Ministro con le GPS aveva assicurato, sbandierandolo in mondovisione, un sereno
inizio di anno scolastico alla presenza di tutti i docenti in classe. L’epilogo, anzi no, perché non c’è ancora una fine, quindi, il triste svolgimento di queste procedure di assunzione, non è noto a tutti, perché le tv governative
difficilmente si trovano a parlarne, anzi, trasmettono video rassicuranti in cui si minimizza il tutto parlando di ‘piccole criticità’. Vediamo queste piccole criticità. Quest’anno, nel momento storico forse più sbagliato, il MIUR ha deciso di digitalizzare in breve tempo il sistema delle graduatorie generando una sorta di torre di Babele. Infatti i punteggi calcolati automaticamente dal sistema sono risultati in buona parte errati, per eccesso o per difetto, eppure una nota ministeriale rende queste graduatorie definitive e non correggibili, se non in conciliazione stragiudiziale o tramite ricorso al TAR. Pertanto gente con punti in eccesso si trova erroneamente a
stipulare un contratto prima di chi ne avrebbe realmente diritto e gente con punti in difetto rischia di non occupare la cattedra desiderata o di non occuparla proprio.
Non solo. Ci si aspettava comunque, nonostante questi illeciti, che il 14 settembre tutti gli insegnanti avrebbero accolto gli alunni in classe, rispettando il rigido protocollo di prevenzione. E invece no. Gli Uffici Scolastici Territoriali si sono posti il problema delle modalità di convocazione, se in presenza (da qui la necessità di
reperire locali adeguati nel rispetto delle norme anti-covid) o online (da qui la necessità di ricorrere a un software adatto a tali operazioni). Bene. Difficoltà ad organizzarsi sia nell’uno che nell’altro senso. Gli UST penso non abbiano ricevuto indicazioni ministeriali precise, visto il delirio generale. Per settimane gli insegnanti non hanno ricevuto notizie ufficiali, se non indicazioni ufficiose e ipotesi dai sindacati tramite Social Network (il nuovo mezzo di comunicazione ufficiale inaugurato dal Ministro, in tempo di lockdown, come se tutti fossero obbligati ad avere un profilo) che, (sempre come le scale di Hogwarts) cambiavano nel giro di 2-3
ore. Adesso le convocazioni stanno procedendo, in un modo o nell’altro, a rilento, talvolta anche fino a tarda notte e sempre basandosi sulle suddette graduatorie errate. Eppure nemmeno oggi, 25 settembre, tutti i docenti hanno occupato le loro cattedre come ancora il Ministro aveva rassicurato. So anche di alcune province in cui le
assegnazioni sono state ANNULLATE a causa di un controllo d’ufficio che ne richiede la revisione. Ritorno al concetto di semplicità. Visti i tempi, che inevitabilmente si sono dilatati, non sarebbe stato meglio procedere
prima alla correzione dei punteggi e poi all’assegnazione delle cattedre? Non sarebbe stato più corretto nei confronti dei docenti? Per la prima volta sento il bisogno di tutelarmi da uno Stato, che in realtà dovrebbe esso stesso tutelarmi e che invece non mi garantisce trasparenza, equità e soprattutto diritti. Probabilmente entro il mese di ottobre tutti i docenti saranno in cattedra, pronti ad affrontare con il loro sorriso, la loro pazienza e la loro ineguagliabile abnegazione al lavoro un anno scolastico incerto, sicuramente diverso e purtroppo temo difficile. Eppure il Ministro insiste ancora nel voler espletare questi concorsi farlocchi che vogliono giudicarci prima ancora di formarci e che, inevitabilmente, in questo delicato periodo, ci distoglierebbero da quello che dovrebbe essere il bisogno primario: restituire normalità alla didattica e alla scuola.
Sicuramente non posso sapere quali accordi politici sottendano le sue decisioni, quali equilibri sostengano le sue convinzioni. Ma ho imparato la bellezza della democrazia direttamente dai Greci e le fondamenta di una res pubblica dai Romani, e mi aspetto che questi principi trovino corrispondenza in uno Stato civile che la civiltà l’ha
insegnata al mondo intero. Non è il momento dei giochi politici, ma del buon senso nel rispetto di ciò che i
cittadini direttamente chiedono.