Avrebbe fatto affari con i boss per fare crescere e decollare le proprie attività imprenditoriali: i giudici della seconda sezione misure di prevenzione del tribunale di Agrigento hanno disposto la confisca, vale a dire la definitiva acquisizione da parte dello Stato, dei beni di cui era stato disposto il sequestro nel marzo del 2018, nei confronti dell’imprenditore di Racalmuto, Calogero Romano, 64 anni, condannato in primo grado a 6 anni e 6 mesi per l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Romano, titolare di fatto o di diritto di diverse aziende operanti in svariati settori, con particolare riferimento all’edilizia, secondo quanto avrebbe accertato il processo, per un periodo molto lungo, di circa una quindicina di anni a partire dal 1992, avrebbe stretto accordi con i boss del paese – in particolare Maurizio Di Gati – per sviluppare le sue attività imprenditoriali. Romano, in sostanza, avrebbe pagato il pizzo alla mafia in cambio di sostegno. Con una nota pervenuta poco fa in redazione l’imprenditore preannuncia ricorso contro il provvedimento in questione, dichiarando di avere sempre fiducia nella giustizia.