Non più di 15 rimborsi per consumazioni alimentari, parecchie per pochi euro, e 40 palme, sono costate all’ultimo presidente della Provincia di Agrigento, Eugenio D’Orsi, 59 anni, di Palma di Montechiaro, due processi e due condanne a complessivi 1 anno e 4 mesi di reclusione. Il 30 marzo 2015 il Tribunale di Agrigento ha condannato Eugenio D’Orsi a 1 anno di reclusione, pena sospesa, nell’ambito dell’inchiesta sui rimborsi pagati a spese dell’Ente. La condanna è stata inflitta per abuso d’ufficio, perché D’Orsi avrebbe ottenuto il rimborso di alcuni pranzi senza che risultasse adeguatamente motivato il fine istituzionale. E si tratta di una quindicina di buoni relativi a conti di ristoranti, autogrill e paninerie. D’Orsi invece è stato assolto da tutte le altre accuse, tra concussione, peculato e abuso d’ufficio, in riferimento al mancato pagamento, del tutto o in parte, dei lavori ad opera di imprese e professionisti nella sua villa a Montaperto, frazione di Agrigento, poi l’acquisto di beni di rappresentanza o di servizi, ad esempio oggetti di cancelleria, e poi gli incarichi professionali esterni all’Ente. E la Procura di Agrigento ha presentato appello contro tale sentenza di primo grado. Invece, sul caso delle 40 palme destinate al Giardino botanico in via Demetra ad Agrigento, e che sarebbero state piantumate nella stessa villa di D’Orsi, il Tribunale ha disposto la restituzione degli atti alla Procura per riqualificare il reato da peculato in corruzione. Ebbene, il 24 luglio 2015 la giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, ha disposto il giudizio immediato a carico di Eugenio D’Orsi, imputandolo di corruzione per l’esercizio della funzione in riferimento alle 40 palme. Il pubblico ministero, Carlo Cinque, ha invocato la condanna a 6 mesi di reclusione. E adesso la sezione penale del Tribunale, presieduta dalla giudice Gianfranca Claudia Infantino, ha inflitto a D’Orsi 4 mesi. Il difensore di Eugenio D’Orsi, l’avvocato Daniela Posante, ha tentato di persuadere i giudici che non vi è alcuna prova dell’accordo tra D’Orsi e il vivaista, e altrettanto non vi è un nesso tra le palme piantate a casa di D’Orsi e l’acquisto delle piante da parte della Provincia.
Pertanto, come emerso nel corso del testo appena letto, a fronte delle tante accuse mosse a suo tempo all’ex presidente della Provincia di Agrigento, la montagna ha partorito il classico topolino, ossia l’abuso per pochi rimborsi alimentari da pochi euro, e poi il caso delle famigerate palme. In proposito oggi al Videogiornale di Teleacras è in onda una intervista allo stesso Eugenio D’Orsi.