Dagli atti della proposta di archiviazione a favore di Anna Maria Palma e Carmelo Petralia, emergono dichiarazioni inedite della figlia di Paolo, Fiammetta Borsellino.
La Procura di Messina ha chiesto l’archiviazione dell’indagine sui magistrati Anna Maria Palma e Carmelo Petralia, indagati nell’ambito del depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio. E tra gli atti di tale richiesta emerge anche una deposizione inedita di Fiammetta Borsellino. La figlia di Paolo è stata ascoltata il 25 marzo del 2019, e, tra l’altro, ha affermato: “Io ho deciso di uscire allo scoperto… mio padre mi ha insegnato che lo si fa quando si hanno delle cose certe da dire, sennò si diventa urlatori e basta. Abbiamo letto in modo approfondito le carte processuali, grazie soprattutto a mio cognato, il marito di mia sorella Lucia, l’avvocato Fabio Trizzino, che ci rappresenta come parte civile al processo ‘Borsellino quater’, e con lui abbiamo fatto questo lavoro di conoscenza, di apprendere quante più cose possibili… lui mi ha aiutato molto in questo lavoro di sintesi insomma”. Poi, in riferimento ad Anna Maria Palma, Fiammetta Borsellino ricorda: “Un giorno Anna Maria Palma fece un po’ incavolare mio padre, perché dopo che è morto Falcone addirittura la Palma ad un certo punto lo invitò per il giorno di San Pietro e Paolo a casa di Giammanco. Tant’è che mio padre le disse: “Ma scusa non non lo sai che a questo fra poco lo arrestiamo?” …Poi la Palma è stata anche una grande frequentatrice di salotti palermitani, cosa che insomma mio padre non ha mai fatto. Quindi, comunque, nella vicinanza c’era anche una enorme distanza”. Poi Fiammetta Borsellino si sofferma sulla mancata verbalizzazione del sopralluogo effettuato dal falso pentito Scarantino con la polizia nel luogo dove sarebbe stata rubata la Fiat 126 poi imbottita di tritolo in via D’Amelio. E le sue parole sono: “Non esiste un verbale. A domanda sul verbale, la Palma risponde: mh mh, non lo so, forse non mi ricordo… cioè addirittura a volte si autoaccusa di non essere lei abbastanza preparata, non sapendo proprio cosa dire… e al processo ha dichiarato: Non mi sono posta assolutamente il problema, devo dire forse sarò stata ignorante”. Poi Fiammetta Borsellino aggiunge che il pubblico ministero Nino Di Matteo aveva un rapporto confidenziale con sua sorella Lucia, e che poi tale rapporto si è interrotto quando Lucia è stata nominata assessore nella giunta di Rosario Crocetta. E la Borsellino ricorda: “La grande confidenza con Di Matteo poi si è interrotta improvvisamente, per una frizione, una incomprensione profonda che inizia quando Lucia decide di fare l’assessore e di mettere a disposizione le sue competenze tecniche diciamo per questa missione. Allora a quanto pare Nino ha da ridire su questa cosa, non capendo quasi l’alto valore morale con cui Lucia, che non è un politico, si accingeva, a fare quest’opera. Lì c’è l’inizio di una rottura”.