La quinta sezione penale della Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Maria Patrizia Spina, con a fianco Antonio Caputo e Roberto Binenti, accogliendo in parte il ricorso presentato dagli avvocati Salvatore Pennica, Angelo Mangione e Antonio Mormino, ha riformato, altrettanto in parte, il decreto di confisca dei beni alla famiglia Agrò di Racalmuto, commercianti di olio e imprenditori, emesso il 17 dicembre 2014 dal Tribunale di Agrigento a seguito di indagini sostenute dalla Direzione investigativa antimafia. E i giudici hanno inoltre revocato la misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a Diego Agrò. Più nel dettaglio, la Corte d’Appello ha confermato la confisca disposta in primo grado dal Tribunale di Agrigento delle quote dell’intero capitale sociale della società Isoa, intestate ad Agrò Giuseppe, Agrò Vincenza, Agrò Calogero e Agrò Alessandro, con il relativo complesso aziendale, tra locali e terreni ad Agrigento Villaggio Mosè, Spoleto e Fasano. E poi invece i giudici hanno revocato la confisca relativamente a tutti gli altri beni compresi nel decreto di primo grado, e si tratta complessivamente, e tra l’altro, di una cinquantina di immobili, già requisiti dalla Direzione investigativa antimafia. Secondo gli accusanti, si tratta di beni acquisiti illecitamente, in contiguità con la criminalità organizzata. Gli avvocati difensori, Salvatore Pennica, Angelo Mangione e Antonino Mormino, ribattono : “Il provvedimento di primo grado valorizzava degli indizi che sono stati inceneriti dalle sentenze di assoluzione”. E infatti, determinante al fine della revoca della confisca di ampia parte dei beni della famiglia Agrò è stata la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Palermo, dopo l’ annullamento con rinvio dalla Cassazione, il 9 dicembre 2013, quando i giudici hanno sentenziato che i fratelli Diego ed Ignazio Agrò, 69 e 77 anni, non sono i mandanti dell’ omicidio di Mariano Mancuso. Diego e Ignazio Agrò sono stati arrestati il 30 luglio del 2007 nell’ambito dell’inchiesta antimafia cosiddetta “Domino 2”. Poi sono stati condannati all’ergastolo perchè presunti mandanti, secondo il racconto del pentito Maurizio Di Gati, dell’omicidio di Mariano Mancuso, un commerciante di Milena ucciso ad Aragona il 23 settembre del 1992. La Cassazione però ha annullato con rinvio la sentenza di condanna. E il secondo processo di secondo grado si è concluso con l’assoluzione, ampia e liberatoria.