Mancato attentato dell’Addaura. “Giovanni Falcone parlò nel 1989 di ‘menti raffinatissime’ e indicò Domenico Sica”.
La ricostruzione è stata resa pubblica ieri pomeriggio, durante“Capaci, non dimenticare”, una conversazione in streaming organizzata dall’associazione “Strada degli Scrittori”, da parte della giornalista francese Marcelle Padovani alla presenza anche di don Luigi Ciotti e Rosaria Costa, la vedova di Vito Schifani, uno dei tre agenti uccisi nel 1992 con il magistrato e sua moglie Francesca Morvillo.
Rispondendo ad una domanda di Felice Cavallaro, la corrispondente de “Le Nouvel Observateur”, autrice del libro “Cose di Cosa nostra” scritto con Falcone e allora in continuo contatto con il giudice, ha raccontato: “Non avevamo i telefonini all’epoca, quindi passarono due o tre giorni dal fatto e ricevetti una chiamata da Giovanni Falcone che mi disse: ‘Tu sai benissimo che la prima persona che ti chiama è responsabile del guaio che ti è successo… Indovina chi mi ha chiamato per primo’. Io risposi facendo un nome: ‘Andreotti?’. E lui ‘No, Domenico Sica’, cioè l’Alto commissario antimafia di quella stagione carica di veleni. Si tratta di una cosa vera rispetto alla quale non ho alcun supporto, ma la dico per mostrare come la sua mente su questa vicenda andasse in tutte le direzioni perché non ha mai pensato che si trattasse di un attentato mafioso”.