Le pressioni per attenuare le misure restrittive e anticipare le riaperture: prudenza e responsabilità. Gli interventi del presidente Musumeci e del sindaco Firetto.
Le Regioni meridionali fremono per attenuare le misure restrittive imposte dal decreto Conte del 26 aprile, e per agire autonomamente in tema di riaperture, in relazione all’evoluzione dei contagi. Il primo caso di ordinanze autonome ricorre in Calabria, ma, in proposito, è già intervenuta una diffida da parte del governo Conte. Anche in Sicilia, nonostante le proteste soprattutto da parte delle attività produttive, il presidente della Regione, Nello Musumeci, raccomanda prudenza e, tra l’altro, blinda la Sicilia da eventuali arrivi da oltre lo stretto di Messina. Infatti, Nello Musumeci ha scritto al ministro dei Trasporti e spiega: “Ho chiesto di mantenere inalterate le misure legate ai collegamenti da e per la Sicilia. Saranno come sempre i dati epidemiologici a suggerirci quando, nelle prossime settimane, avviare una lenta e graduale riapertura dei collegamenti con il resto del mondo. Se oggi la Sicilia può contare sul più basso numero di contagi lo si deve anche alla forte limitazione degli arrivi e alla disciplina del popolo siciliano”. E ad Agrigento anche il sindaco, Lillo Firetto, invita alla pazienza e al senso di responsabilità, prospettando però una differenziazione tra le modalità di ripartenza. E Firetto spiega: “E’ necessario considerare una partenza differenziata per territori delle attività produttive e un graduale allentamento delle attuali restrizioni. Senza dubbio l’incidenza e la diffusione del contagio in Sicilia, e in particolare ad Agrigento e nella nostra provincia, sono molto diverse da quelle della Lombardia, dove continuano a morire centinaia di persone. Ciò premesso, s’impone oggi la prudenza e il raffreddamento degli animi accalorati che sostengono l’idea di una generale e immediata riapertura in stridente contrasto con i dati epidemiologici: un rialzo del numero di decessi da coronavirus. Ieri 382 morti, e 19.723 persone sono ricoverate con sintomi. A sostegno della via della prudenza c’è anche l’esperienza di altri Paesi in cui l’allentamento delle restrizioni ha determinato un aumento dei contagi. Come la Cina, e ieri la Germania registrava in coincidenza con la ripartenza l’aumento dell’indice di contagio, inducendo a un passo indietro alla fase 1 anche la Francia che aveva annunciato la riapertura delle scuole. Facciamo tesoro dell’esperienza del 1919, quando in primavera l’epidemia della Spagnola cominciò a calare e furono ritirate le restrizioni. In estate il contagio riprese più forte e fu una strage. Economia e salute non seguano binari differenti. La ripresa del contagio anche in aree che ne sono state toccate marginalmente determinerebbe un ritorno ancora più stringente e lungo alla fase 1. Dunque prudenza e lucidità. Tutti abbiamo fretta di ritornare alla vita di prima ma sono morte in Italia 27.359 persone a causa del coronavirus”.