A Palermo, al palazzo di giustizia, il presidente della Corte d’Assise d’Appello, presieduta da Angelo Pellino, impegnata nel processo di secondo grado nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta “trattativa Stato mafia”, ha reso noto che lo scorso 10 dicembre è pervenuta una lettera anonima, indirizzata alla presidenza della Corte d’Assise d’Appello, con articoli di stampa e alcuni suggerimenti di tipo investigativo sul processo in corso. La lettera è a disposizione delle parti ma non sarà acquisita agli atti del dibattimento. Nel frattempo la Procura Generale ha informato le difese e la Corte di avere svolto una ulteriore attività di indagine sul caso delle mogli dei boss Graviano, rimaste incinte mentre i mariti erano detenuti al 41 bis. Ancora la Procura Generale è a lavoro sulle dichiarazioni rese al processo da Andrea Calabria, nel 1993 vice direttore del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che dispose il trasferimento urgente del boss Totò Riina dal carcere di Rebibbia perché sorpreso in possesso di un telefono cellulare che avrebbe avuto grazie all’aiuto di agenti di Polizia penitenziaria che poi furono rimossi. Calabria si scontrò con il direttore del Dap dell’epoca, Francesco Di Maggio, che prima sospese e poi revocò il trasferimento di Riina.