Recuperati 5 cadaveri di donne dopo il naufragio e il salvataggio di 149 migranti a Lampedusa. Ocean Viking approda a Messina, Aita Mari a Pozzallo e Open Arms a Taranto.
Una barca, una come tante altre, è affondata a un miglio da Lampedusa, nei pressi dell’isolotto dei conigli, poco più di 4 ettari sul mare. E dal mare sono riemersi i cadaveri, recuperati dalla Guardia Costiera e dalla Guardia di Finanza. Le ricerche proseguono, difficili, l’allerta meteo arancione incombe, tra onde di 4 metri, vento con raffiche di libeccio a 23 nodi, e pioggia battente. La strage è stata scongiurata. Sono stati recuperati vivi 149 migranti, già caduti in acqua: 133 uomini, 13 donne e 3 bambini. I sopravvissuti, provenienti da Algeria, Pakistan e Tunisia, ascoltati dalla Squadra Mobile di Agrigento, hanno raccontato che a bordo vi sarebbero state altre 20 persone. La causa del naufragio, l’ennesimo, sarebbe stata la tempesta, che ha provocato il ribaltamento del barchino, di 10 metri, avvistato e segnalato da due pescatori a terra. Infatti, i naviganti non hanno lanciato alcun allarme, e non hanno segnalato la loro posizione. L’intervento di soccorso è stato immediato: dal porto di Lampedusa sono partite subito quattro motovedette della Guardia Costiera. In volo un elicottero e un aereo della Guardia Costiera di Catania. Poi ancora altri mezzi, anche della Marina Militare. Indaga la Procura della Repubblica di Agrigento. Il Procuratore Aggiunto, Salvatore Vella, coordina l’inchiesta per naufragio, favoreggiamento dell’immigrazione, e morte come conseguenza di altro reato. Nel frattempo, per la prima volta, Italia, Germania, Francia, Malta, applicando il pre-accordo de La Valletta, hanno congiuntamente richiesto alla Commissione Europea l’attivazione della procedura di ricollocamento dei 213 migranti a bordo della “Ocean Viking”. Dunque il porto di Messina è stato scelto come approdo. Poi dalla città dello Stretto i migranti saranno distribuiti secondo il principio auspicato della condivisione europea dei flussi migratori lungo la rotta Mediterranea che prosegue a mietere altre vittime. In mare, in condizioni di estrema difficoltà, sono state altre due navi umanitarie spagnole, la Open Arms, con 73 persone a bordo, e l’Aita Mari, con 78 migranti. Sono state precariamente al riparo del maltempo a ridosso delle coste della Sicilia orientale. Hanno invocato un porto sicuro all’Italia e a Malta. Oggi il riscontro: Aita Mari a Pozzallo e Open Arms a Taranto.