Altro raid a danno di Matteo Messina Denaro. Dopo l’ arresto il 13 dicembre scorso dell’ imprenditore Rosario Firenze, suo presunto fiduciario nei lavori pubblici, oggi, su ordine della Procura distrettuale antimafia di Palermo, sono 11 gli arrestati dalla Squadra Mobile di Trapani perché presunti interessati agli interessi di Matteo Messina Denaro. Come, ad esempio, l’aggiudicazione dell’ appalto per i lavori di costruzione del parco eolico “Vento di vino” a Mazara del Vallo, assegnati a 2 tra i 11, Carlo e Giuseppe Loretta, in rappresentanza della famiglia di Mazara del Vallo. E gli stessi Loretta avrebbero anche gestito per alcuni mesi un subappalto all’ ospedale Abele Ajello, ancora a Mazara del Vallo, aggiudicato alla Cmc di Ravenna, e che è stato appena inaugurato dopo la ristrutturazione. Poi il subappalto gli è stato revocato, perché i Loretta sono stati destinatari di una interdittiva antimafia da parte della Prefettura. Tra gli altri arrestati vi è Epifanio Agate, il figlio del boss Mariano, storico fedelissimo di Riina e Provenzano. Agate ha gestito due società impegnate nel commercio di pesce, e nelle intercettazioni registrate dalla Polizia si sarebbe riferito a Matteo Messina Denaro come “quello di l’ogghiu”, quello dell’olio. L’ inchiesta, battezzata “Ermes 2” dopo la prima che il 3 agosto 2015 provocò 11 arresti, è stata coordinata dalla procuratrice aggiunta Teresa Principato e dai sostituti Paolo Guido, Carlo Marzella e Gianluca De Leo. E il questore di Trapani, Maurizio Agricola, commenta : “Le indagini continuano a far emergere imprese riconducibili ai mafiosi, o comunque fagocitate dall’organizzazione criminale, che inquinano il territorio della provincia. Il blitz di questa notte è un ulteriore colpo per la rete che protegge e alimenta Matteo Messina Denaro”. E infatti, nel corso del blitz sono state sequestrate 3 imprese intestate a prestanome e controllate da Cosa Nostra, tramite le quali Messina Denaro sarebbe stato in grado di condizionare gli appalti nel Trapanese, soprintendendo ai contatti tra la famiglia di Castelvetrano e il clan di Mazara del Vallo, che sarebbe nelle mani di Vito Gondola, che più volte si sarebbe rivolto a Matteo Messina Denaro per dirimere controversie insorte. Tra gli indagati, per intestazione fittizia di beni, vi è anche un giornalista, Filippo Siragusa, collaboratore del Giornale di Sicilia, al quale è stato imposto l’obbligo di dimora. Siragusa ha spesso organizzato e moderato convegni sulla lotta alla mafia, in presenza di esponenti delle Istituzioni.