L’inchiesta “Halycon”, mafia e massoneria, la rete di amicizie, conoscenze e favori del massone funzionario della Regione, Lucio Lutri. Alcune intercettazioni.
L’inchiesta cosiddetta “Halycon”, dei Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Agrigento coordinati dalla Procura antimafia di Palermo, ruota soprattutto intorno a Lucio Lutri, 60 anni, funzionario regionale in servizio all’assessorato ai Servizi primari acqua e rifiuti, “maestro venerabile” della loggia palermitana “Pensiero e azione”, e, secondo quanto emerso dalle indagini, a disposizione della famiglia mafiosa di Licata che sarebbe capeggiata da Giovanni Lauria, 79 anni, anche lui indagato e in stato di arresto nell’ambito della stessa inchiesta, insieme ad altri cinque tra cui il figlio Vito di 49 anni. E loro, gli indagati nel versante agrigentino, avrebbero definito Lucio Lutri il “dottore di Palermo”, e sarebbero stati accorti nell’incontrarlo presentandosi in giacca e cravatta perché così obbligo. Lucio Lutri sarebbe un risolutore di problemi, una persona abile a tessere rapporti utili all’occorrenza, nel contesto del “mutuo soccorso” e del “reciproco aiuto”, che sono i principi fondanti dell’appartenenza massonica. Tradotto nel codice penale italiano, forse è l’articolo 346 bis, il traffico di influenze illecite, qualora si soccorra cavalcando finalità e strumenti illeciti. E lui, Lucio Lutri, sarebbe stato poi altrettanto abile a sfruttare le sue amicizie e conoscenze, non solo tra i massoni come lui ma anche tra professionisti, avvocati e persino magistrati. Il tutto con un atteggiamento spavaldo e sicuro della propria forza. Le sue parole: “… state tranquilli che io… né muoio né mi attaccano…”. Dunque la Procura e i Carabinieri sono a lavoro sulla rete di contatti e di favori imbastita da Lucio Lutri, alla ricerca della rilevanza e, quindi, della responsabilità penale. Alcune intercettazioni testimoniano la caratura di Lutri. Ad esempio, le parole di Giovanni Mugnos: “Lucio la coperta c’è l’ha buona a Trapani”. Poi a Giovanni Lauria, già detenuto per mafia, gli notificano una maxi cartella esattoriale da 180mila euro per le spese di giustizia e il mantenimento in carcere durante la detenzione. Giacomo Casa si rivolge così a Lucio Lutri: “ … a sto ‘professore’ (così è inteso Giovanni Lauria)… gli sono arrivate 180mila euro da pagare per il mangiare che si mangiava là dentro… che dici glielo diciamo a quell’amico se questa cosa la sbriga …”. Poi Lucio Lutri si adopera e risponde: “Sono intervenuto per evitare che l’anziano Lauria fosse costretto a pagare l’ira di Dio. Mi serve la cartella esattoriale… e mi servono duemila euro e basta… punto basta… e poi me la vedo io… va bene?… se tu mi dici che dobbiamo risolvere i casini noi li risolviamo”. Poi, Giovanni Mugnos, titolare di un’impresa agricola, ha un debito di 40mila euro con l’Ismea, l’istituto nazionale di servizi per il mercato agricolo e alimentare. Su di lui pende un pignoramento immobiliare. E per risolvere il problema Lucio Lutri si sarebbe rivolto così ad un commercialista, anche lui massone: “Ti ricordi che ti parlai di quel discorso Ismea… di questo nostro carissimo amico di Licata che… investimenti eccetera eccetera… io ho il carteggio che riguarda questo discorso che dobbiamo vedere come ripianare qualche cosa..”. E poi il commercialista si sarebbe adoperato e così avrebbe risposto a Lutri: “… siamo nelle condizioni di bloccare tutto… di fermare tutto… bisogna andare a trattare direttamente con Ismea a Roma… tu già gli puoi dire che la sua pratica è in mano al primo avvocato di Ismea per la Sicilia… l’avvocato capo”. E per le spese dell’avvocato avrebbe ricevuto una busta con 5mila euro durante un incontro monitorato dai Carabinieri.