Il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, ascoltato in commissione Antimafia dopo la raffica di intimidazioni subite. L’intervento del presidente Claudio Fava.
Lo scorso 16 luglio ancora intimidazioni da mittente anonimo e con destinatario il palazzo di Giustizia ad Agrigento, al procuratore Luigi Patronaggio, al quale è stata indirizzata una busta con dentro polvere da sparo, e alla giudice Alessandra Vella, nell’occhio del ciclone mediatico per il caso “Carola Rackete”, destinataria di un’altra busta con dentro una ogiva di proiettile da fucile. Le due buste, simili tra di loro, sono state bloccate al centro di smistamento della Posta di Favara dove sono state sequestrate altre 20 lettere di minacce, con contenuti dello stesso tenore, rivolte al procuratore capo. E lo stesso giorno, il presidente della Commissione regionale antimafia, Claudio Fava, ha convocato in audizione Patronaggio bersaglio dell’escalation di intimidazioni. E Claudio Fava, prima di entrare e accomodarsi a capo della Commissione riunita per ascoltare il magistrato, ha spiegato: “Ascoltiamo Patronaggio intanto su quanto avvenuto, cioè le minacce legate al suo lavoro che definiamo eccellente. La sensazione è che queste minacce arrivino da ambienti ostili all’attività svolta a tutela dei diritti e delle leggi in materia di immigrazione e salvataggio. Sarà comunque un’occasione per avviare un ragionamento a tutto tondo, che tenga dentro anche la vicenda Girgenti Acque”. Poi, a conclusione del confronto, Claudio Fava si è mantenuto sul vago, e ha riferito: “Si è discusso anche delle ong, le organizzazioni non governative, e il procuratore Patronaggio ha ritenuto di smentire che, almeno alla luce delle inchieste, ci possano essere responsabilità penali, cioè collegamenti organici tra criminalità organizzata libica e le navi delle ong che hanno offerto assistenza. I porti libici non possono essere considerati sicuri perché non offrono alcuna garanzia ai migranti. Aggiungo, in riferimento all’ordine del giorno della Commissione, che le minacce rivolte a Patronaggio non vanno sottovalutate. Si tratta di minacce che, come è emerso nell’audizione, si sono susseguite senza interruzione dalla vicenda della nave ‘Diciotti’. Non sappiamo se siano imbecilli ma alle volte gli imbecilli non sono meno pericolosi dei delinquenti strutturati. Poi Patronaggio ha confermato alla Commissione che esistono delle difficoltà di compatibilità tra le norme nazionali e quelle internazionali. E ha sottolineato che una parte dell’immigrazione clandestina è destinata in partenza a incrementare le fila del caporalato nell’agricoltura in Sicilia. E si tratta di realtà a volte collegate alla criminalità organizzata”.