La Procura di Agrigento iscrive nel registro degli indagati il comandante della “Mare Jonio”. Salvini: “Ho informazioni. La nave è inserita nel traffico di esseri umani”.
A Lampedusa sono stati tutti identificati i migranti a bordo della “Mare Jonio”, la nave della ong “Mediterranea” che li ha trasbordati da un gommone in acque libiche a circa 40 miglia dalla costa della Libia, e che sono sbarcati a Lampedusa. Sono complessivamente 50 persone, 35 uomini e 15 minori non accompagnati. La maggior parte proviene dalla Guinea, 17 di cui 9 minori, poi dal Senegal, 14 di cui 2 minori, e poi Nigeria 9, Gambia 7 di cui 2 minori, Camerun 2 di cui un minore, e uno del Benin. Nel frattempo, Pietro Marrone, comandante della nave “Mare Jonio”, è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura della Repubblica di Agrigento dal procuratore aggiunto, Salvatore Vella, e dalla sostituto, Cecilia Baravelli, che sono a lavoro a Lampedusa per interrogare i componenti dell’equipaggio. Il sequestro probatorio della nave, eseguito dalla Guardia di Finanza, è stato convalidato. Le ipotesi di reato contestate sono il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e la disobbedienza a nave da guerra, una sorta di resistenza a pubblico ufficiale in mare. In tale ambito sono sotto esame da parte degli inquirenti le comunicazioni radio tra la Guardia di Finanza, che ha intimato l’alt e lo stop verso Lampedusa, e il comandante della nave che ha disobbedito e ha proseguito la navigazione perché – ha ribattuto – “con persone sofferenti a bordo ed a causa del mare agitato”. E si tratterebbe soltanto di comunicazioni radio. Infatti, l’armatore della nave “Mare Jonio”, Beppe Caccia, anche lui a Lampedusa, esclude che vi siano documenti ufficiali che avrebbero vietato l’ingresso della nave in acque italiane. “Non vi è alcun atto scritto, solo comunicazioni radio” – ha ripetuto Caccia. E la portavoce della “Mediterranea”, Alessandra Sciurba, replica ancora: “La Mare Jonio è sotto sequestro probatorio della polizia giudiziaria, ma noi siamo molto sereni perché abbiamo agito in una cornice di legalità. Non abbiamo mai ricevuto l’ordine di fare sbarcare i migranti soccorsi in Libia, né dai libici né dalle autorità italiane. Quando siamo arrivati non c’era nessun altro nello specchio di mare. La cosiddetta Guardia costiera libica è arrivata solo dopo il soccorso”. E il capo della missione della “Mare Jonio”, Luca Casarini, aggiunge: “Non abbiamo violato alcuna legge. Le convenzioni internazionali stabiliscono che i naufraghi debbano essere accompagnati verso un porto sicuro, e noi lo abbiamo fatto. L’unica cosa che mi interessava era che queste persone arrivassero a toccare terra in un luogo sicuro. E ce l’abbiamo fatta. Quello che succederà dopo, per adesso non conta. La Libia non è un porto sicuro, come ribadito anche dall’Onu, e stava arrivando una tempesta da sud-est, l’unica possibilità era andare verso la Sicilia”. E il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ribadisce: “Ho informazioni, faccio il ministro: è certo che questa imbarcazione non abbia soccorso naufraghi che rischiavano di affogare ma sia inserita in un traffico di esseri umani, organizzato, concordato e programmato”.