Iniziato il dibattito a Sala d’Ercole su Finanziaria e Bilancio. Musumeci rilancia come indispensabile la rateizzazione del disavanzo. Armao lavora ad un piano B.
Trascorsa la settimana di vacanza, adesso la Finanziaria e il Bilancio della Regione Sicilia, in gestione provvisoria, sono sotto serrato esame dell’Assemblea Regionale. E il rush finale verso l’approvazione, a meno che non si riveli, anziché il rush, il crash finale, ovvero l’impatto letale con l’impossibilità di rateizzare in 30 anni l’intero disavanzo e dunque pagare in 3 anni il residuo non rateizzato, che ammonta a quasi 600 milioni di euro e dunque 200 milioni di euro all’anno a decorrere dal 2019. A Sala d’Ercole il Partito Democratico si è armato fino ai denti scagliando contro la Finanziaria 200 dei 450 emendamenti che sono attualmente discussi. Allo stesso modo si è trincerato sulla linea del fronte il Movimento 5 Stelle. Sarà pertanto una prova non solo di numeri ma, soprattutto, di nervi. E il capogruppo Pd, Giuseppe Lupo, così ha esordito: “Ci opporremo senza tentennamenti a questa finanziaria chiaramente insufficiente, che taglia 191 milioni a settori fondamentali: dal sociale, alla cultura, all’agricoltura, all’antiracket, e che per la prima volta non contiene nessuna somma destinata ad investimenti. E’ una manovra iniqua e priva di qualunque progetto di rilancio della Regione, le cui conseguenze ricadranno su attività produttive, occupazione e sui Comuni che aspettano le risorse necessarie per gli investimenti e per garantire i servizi essenziali ai cittadini e alle imprese”. Ed il deputato 5 Stelle, Stefano Zito, ha rincarato la dose e le sue parole sono state: “Per questa grave crisi, pagheranno le future generazioni, a cominciare dalla mia. Non stiamo facendo altro che certificare che la Sicilia è una regione fallita. Il tutto è condito dalla produttività scadente dell’Assemblea Regionale”. Il presidente della Regione, Nello Musumeci, ripete: “L’exit strategy (ovvero il piano, la strategia per superare l’ostacolo) non può essere che una e deve darla Roma: far comprendere al governo Conte che i quasi 600 milioni di disavanzo la Regione non può ripianarli in 3 anni ma in 30. Per lo Stato non cambierebbe nulla, ma per molti siciliani sarebbero lacrime e sangue”. Nel frattempo si sussurra che vi sarebbe anche un piano B, a cui sarebbe a lavoro l’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, sollecitato dallo stesso Musumeci affinchè si riducano i tagli progettati ampliando il ventaglio dei settori dove tagliare e valorizzando altre ipotesi di entrate che finora sarebbero state sottostimate. Infine, non è da escludere il colpo di scena, che tanto colpo non sarebbe perché già utilizzato in altre occasioni, ovvero un maxi emendamento del governo, con la firma “prendere o lasciare”, e su cui si esprimerebbe, come un voto di fiducia, l’intero centrodestra isolando Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, anche se la coalizione di centrodestra in Aula non ha mai brillato per compattezza, semmai il contrario.