Dettagli e intercettazioni nell’ambito dell’inchiesta che ha provocato l’arresto, tra gli altri, del deputato regionale Giuseppe Gennuso e dell’ex presidente del Cga, De Lipsis.
(virgolette)“Non sono eletto all’Assemblea Regionale per una manciata di voti, mi aggrappo ad un cavillo, presento ricorso al giudice amministrativo, pago il magistrato, vinco il ricorso e mi siedo da deputato all’Assemblea Regionale Siciliana”(virgolette). Ecco, in sintesi, doverosamente virgolettata perché trattasi di un’ipotesi di reato ipotizzata dalla Procura della Repubblica di Roma, la parabola ascendente e poi discendente di Giuseppe Gennuso, inteso “Pippo”, nato a Rosolini in provincia di Siracusa il 4 novembre 1953, diploma di ragioniere e tecnico commerciale, aspirante deputato regionale nel 2012 e non eletto per 90 voti. Dopo la competizione elettorale e la sconfitta, Gennuso tenta il ricorso al Tar, ma il Tar lo respinge dichiarandolo non ammissibile. Gennuso presenta il ricorso d’appello. E nel frattempo suo nipote Corrado Gennuso, un altro candidato non eletto, Salvatore Midolo, ed un elettore, Salvatore Di Pietro, ricorrono affinchè siano annullate le elezioni. E il Cga, il Consiglio di giustizia amministrativa, emette due sentenze che ribaltano il verdetto di primo grado del Tar annullando le elezioni Regionali nei collegi di Siracusa e di Pachino dove, in 9 sezioni, si vota una seconda volta e Gennuso, candidato con gli “Autonomisti e Popolari”, vince contro il rivale Pippo Gianni ed è eletto. Le due sentenze sono emesse dalla sezione del Cga presieduta da Raffaele De Lipsis, anche lui agli arresti domiciliari come Giuseppe Gennuso. Gli avvocati siracusani Piero Amara e Giuseppe Calafiore, già inquisiti e adesso collaboratori della Giustizia, hanno raccontato di avere consegnato al giudice Raffaele De Lipsis una tangente non inferiore ai 30mila euro per conto di Giuseppe Gennuso. La sezione del Cga, il collegio, è formato da più giudici oltre al presidente, e gli altri giudici, ascoltati dalla Procura, hanno confermato quanto sospettato. I giudici interessati sono Silvia La Guardia, Marco Buricelli e Giuseppe Mineo, e Silvia La Guardia ha sottolineato che si rifiutò di scrivere le motivazioni della sentenza pur essendo il giudice relatore. E le motivazioni, infatti, e ciò accade raramente, sono state scritte dallo stesso presidente De Lipsis. Tramite tabulati telefonici ed sms gli investigatori hanno riscontrato le trasferte a Roma di Gennuso per incontrare gli avvocati Amara e Calafiore. E sarebbero stati gli avvocati a consegnare i soldi ad un ex consigliere della Corte dei Conti, che poi, a sua volta, li avrebbe consegnati a De Lipsis. E agli atti dell’inchiesta vi è un’intercettazione del 10 febbraio del 2014, in cui Giuseppe Gennuso raccomanda prudenza al figlio Riccardo in partenza per Roma con i soldi da trasportare. E il padre Giuseppe così si rivolge al figlio Riccardo: “Quelle cose domani mettile in quattro buste diverse, li metti una davanti, una dietro, una nella borsa… scippa il sedile e prendi un po’ e glieli butti sotto il sedile dietro. Devi camminare piano… che devi combinare qualche minchiata”.