La Giunta regionale approva la riforma di alcuni articoli del codice degli appalti. Modifiche alla soglia del milione di euro, alla Centrale unica di committenza ed agli Urega.
In Sicilia attualmente i lavori pubblici con valore superiore a 1 milione di euro sono appaltati all’offerta economicamente più vantaggiosa. E l’Ente che affida il lavoro dialoga con le imprese per accertare quale impresa offra il servizio migliore. Ciò provoca maggiori fatiche per le commissioni di gara, più tempo nella valutazione delle offerte e poi anche contenziosi. Infatti, le commissioni tecniche di gara hanno un potere di valutazione e di discrezione molto ampio. Ebbene, per evitare ciò, la Giunta regionale ha appena approvato un disegno di legge di riforma di alcuni articoli del codice degli appalti. E in tale testo vi è l’aumento della soglia di tale sistema di aggiudicazione dei lavori pubblici, dall’attuale 1 milione di euro a 5 milioni di euro, che è il valore pari all’attuale soglia europea. E poi, ancora attualmente, le trappole dietro le offerte al maggior ribasso sono i ribassi eccessivi che determinano concorrenza spietata tra le imprese ed il rischio di opere incompiute. Ebbene, il disegno di legge sfornato dal governo Musumeci modifica i criteri per la valutazione delle offerte sospette. Oggi tali criteri di valutazione sono cinque: quattro sono a ribasso e uno a rialzo. Nel nuovo testo di legge sono sempre cinque, ma tre al rialzo e due al ribasso. Poi, altra novità è lo sdoppiamento dell’attuale Cuc, che è la Centrale unica di committenza, che finora si è occupata solo delle gare d’appalto per l’acquisizione di beni e servizi, alle dipendenze dell’assessorato regionale all’Economia. La riforma assegna alla Centrale unica di committenza anche le gare d’appalto dei lavori pubblici, alle dipendenze però dell’assessorato alle Infrastrutture, trattandosi di un ambito più tecnico anziché finanziario: ed ecco dunque perché lo sdoppiamento della Centrale. E poi altre novità contenute nella riforma interessano la durata degli Urega, gli uffici che appaltano le gare, che sono prorogabili fino a due anni. E quando è nominato il nuovo Urega, l’Urega ancora in carica è obbligato a concludere tutte le gare d’appalto in tre mesi e non più secondo l’attuale termine che è sei mesi. L’assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone, commenta: “Il governo Musumeci con questo disegno di legge intende focalizzare l’attenzione sulle esigenze di modifica del codice degli appalti avanzate dalle associazioni di rappresentanza degli operatori economici. Il codice non ha accelerato nè semplificato le procedure ed, anzi, sta strangolando le piccole e medie imprese rallentando, peraltro, la capacità di spesa dei fondi europei”.