La Sicilia non ha raggiunto la media del 35% di differenziata indicata da Musumeci. Dal primo giugno i rifiuti all’estero. E pagano i Comuni meno virtuosi.
L’estate è prossima. Le discariche sono altrettanto prossime alla saturazione. E il governo regionale medita il trasporto dei rifiuti all’estero. Così scriviamo almeno dal 2013 in poi. Anche adesso, nel maggio del 2018, è allo stesso modo, a testimonianza che, come si toscaneggia a Palermo: “gira, vota e furria, siemu sempri cca”. Però oggi vi è una differenza rispetto al passato, una novità: trasportare i rifiuti fuori dallo stretto di Messina costa, e tanto, ma il conto lo pagheranno solo i Comuni non virtuosi nella raccolta differenziata. Ovviamente i Comuni in senso lato: la maggiore spesa sarà addebitata ai cittadini del Comune non virtuoso, quindi nelle loro bollette della Tari, la tassa sui rifiuti. Nel febbraio scorso, il presidente della Regione ha invocato e ottenuto da Roma poteri speciali per gestire l’emergenza rifiuti in Sicilia. Nello Musumeci ha incontrato il presidente del Consiglio a Roma, e Paolo Gentiloni gentilmente glieli ha concessi. Musumeci ha intrapreso la battaglia contro la differenziata a percentuali dello zero virgola e le discariche al collasso, nell’ambito di un sistema di gestione che nel corso dell’ultimo decennio non ha mai incoraggiato la differenziata foraggiando nel contempo le discariche private e alimentando il presunto business privato dei rifiuti, a danno delle casse pubbliche e delle tasche dei cittadini. Ma come lo zero virgola, se vi sono tanti Comuni che differenziano oltre il 65 e il 70%? Sì, ma influisce poco perché le percentuali di non differenziata sono altrettanto elevate, e quindi poi, calcolando la media, il risultato si attesta sul 20%. Ed ecco perché il dipartimento Acque e Rifiuti della Regione ha deciso di pubblicare il bando per l’invio dei rifiuti fuori dalla Sicilia. Prima della pubblicazione, con un’ordinanza dello scorso 8 marzo, Musumeci ha indicato la media almeno del 35% entro il 31 maggio come la soglia minima di differenziata da raggiungere per scongiurare la spedizione all’estero. Oltre due mesi dopo nulla è mutato, il 35% come media è ancora una chimera, e quindi si procederà a impacchettare i rifiuti e a caricarli o sui camion o sulle navi. Però, ripetiamo il però: dal prossimo primo giugno nelle discariche potrà essere conferito soltanto fino al 70 per cento dell’indifferenziato. I Comuni con maggiori quantità di indifferenziato dovranno inviarle all’estero affidandosi all’impresa che la Regione sceglierà col bando per il quale è stato già emesso l’avviso esplorativo. Tecnicamente, in burocratese: “gli oneri saranno a carico della tassa di smaltimento dei rifiuti localmente applicata”. Tradotto: pagano i cittadini dei Comuni meno differenzianti con bollette Tari più elevate. Quanto? Calcolate che trasportare fuori confine una sola tonnellata di rifiuti già trattati, secco e umido, costa almeno 200 euro.