A Licata ucciso l’imprenditore agricolo Angelo Carità, già condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio di Giovanni Brunetto ma libero per decorrenza dei termini.
Lunedì 2 aprile 2018, giorno della Pasquetta, nella tarda mattinata, a Licata, nei pressi di via Palma, colpi di pistola forse calibro 7,65, almeno tre o quattro, alla testa e alle spalle, sono stati sparati contro un uomo pronto alla guida della sua Fiat Uno Verde, colto di sorpresa intento ad entrare dentro l’abitacolo, in prossimità di un suo appezzamento di terreno. La moglie, preoccupata del mancato ritorno a casa del marito, si è recata al podere e lo ha scoperto cadavere. I Carabinieri della Compagnia di Licata e del Reparto Operativo di Agrigento indagano. La vittima dell’agguato è Angelo Carità, 62 anni, già condannato al carcere a vita in primo grado ma libero per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Angelo Carità è stato imputato di sequestro di persona, omicidio aggravato e occultamento di cadavere, ed è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Agrigento. E poi, isolamento diurno per un anno, il tutto invocato in requisitoria dal pubblico ministero, Salvatore Vella. Il 28 ottobre 2013 a Canicattì in un terreno è stato scoperto il cadavere dell’imprenditore agricolo di Licata, Giovanni Brunetto, 60 anni. Il giorno seguente è stato arrestato una seconda volta Angelo Carità, anche lui imprenditore agricolo, già in manette il 20 maggio precedente. Di Giovanni Brunetto, infatti, non vi è stata più nessuna traccia dal 7 maggio 2013. Brunetto sarebbe stato creditore, di una somma tra i 40 e i 100mila euro, verso Angelo Carità. Il primo prestito risale al 2006, quando Carità avrebbe chiesto a Brunetto alcune migliaia di euro per sbloccare un’eredità, promettendogli anche una percentuale in compenso. Il 10 maggio 2013, lungo la strada statale 123, tra Canicattì e Campobello di Licata, è stata scoperta parcheggiata in una piazzola di sosta l’automobile, una Fiat Punto, di Brunetto. La vittima avrebbe più volte litigato, anche animatamente, con il suo debitore, Angelo Carità. E l’ultima volta lo scontro si è scatenato la mattina del 7 maggio 2013, innanzi ad un bar a Licata. L’analisi delle celle telefoniche del cellulare di Carità ha svelato che, contrariamente a quanto dichiarato, il pomeriggio del 7 maggio Angelo Carità è stato nei pressi di Naro, laddove è stata poi scoperta l’automobile di Brunetto. E poi, il 28 ottobre, il corpo senza vita di Giovanni Brunetto è stato recuperato in un terreno agricolo a disposizione di Angelo Carità, a Canicattì, in contrada Casalotti. Il terreno è di proprietà di un avvocato di Canicattì, e Angelo Carità si è occupato di lavori agricoli nello stesso terreno dove durante lo stesso periodo incriminato sono stati compiuti lavori di movimentazione terra. L’11 ottobre il terreno è stato sequestrato, al fine di scavare e scoprire se vi fosse stato seppellito Giovanni Brunetto. Il cadavere è emerso, ed è stato riconosciuto dai familiari.