Anche Luigi Genovese si schiera con i dissidenti di Forza Italia Cannata, Caronia, Gallo e Calderone. Gli interventi incrociati.
In principio sono stati quattro, come i “quattro amici al bar” di Gino Paoli, anche se Rossana Cannata, Marianna Caronia, Riccardo Gallo e Tommaso Calderone hanno assicurato che insieme a loro, a condividere le stesse ragioni di dissenso verso la gestione di Forza Italia in Sicilia come si è rivelata in occasione delle elezioni Politiche, vi sono tanti amministratori locali che però, al momento, ritengono opportuno non scoprirsi più di tanto. Adesso, invece, insieme ai quattro vi è, ‘apertis verbis’, anche il collega deputato regionale Luigi Genovese, che testimonia la spaccatura all’interno del partito, e le sue parole sono: “Il problema c’è, ed è innegabile. Ma chi ritiene che esista una connessione sostanziale con l’esito del voto emerso dalle Politiche, rischia di prendere un abbaglio, perché la radice di queste frizioni va rintracciata nelle prime settimane di gennaio, quando è emerso in tutta evidenza uno scollamento tra una parte del gruppo e i vertici regionali del partito, con visioni distanti e distinte, esacerbate dall’incapacità di fare sintesi quando i primi focolai erano già esplosi. Il dialogo è stato il grande assente di questo inizio legislatura all’interno di Forza Italia, perché un auspicabile processo di dialettica ‘interna’ è stato ucciso sul nascere dai personalismi e dall’ostinazione di chi, evidentemente, non aveva orecchie per ascoltare e occhi per vedere ciò che stava accadendo. Quanto al giudizio in chiave regionale sulla performance di Forza Italia alle ultime Politiche, ritengo assai discutibile ogni commento costruito attorno ai concetti di vittoria e di sconfitta: il partito, andando alla sostanza, è riuscito semplicemente a rimanere in piedi nonostante il ciclone di cambiamento esploso nelle urne. Non è una vittoria, non è una sconfitta: chi ha utilizzato toni trionfalistici, pecca di presunzione, o forse di eccesso di difesa della propria posizione dinnanzi all’opinione pubblica e all’elettorato azzurro. Una posizione fuorviante, scollegata dalla realtà, di cui, tendenzialmente, è complice anche chi si è premurato di celebrare i funerali del partito, che è tutto fuorché morto. Ritengo necessario il tentativo, probabilmente l’ultimo, di ricucire ogni strappo, assecondando, in termini di ascolto attivo e poi di ‘azione’, le legittime rimostranze dei colleghi di partito che hanno espresso a più riprese un malcontento che, se dovesse rimanere inascoltato, rischierebbe di far naufragare l’azione politica e l’essenza stessa del più grande partito di maggioranza all’Ars. Se dovesse esserci una netta e immediata inversione di tendenza delle dinamiche e degli equilibri interni al partito, è probabile che vi siano ancora le condizioni per ricomporre la frattura. In caso contrario, è giusto – anzi, doveroso – che ognuno faccia le proprie valutazioni. Senza alcuna preclusione o vincolo di sorta” – conclude Luigi Genovese. E nel frattempo, i primi quattro, a fronte degli attestati di solidarietà a Miccichè, a loro avviso “più o meno interessati e ipocriti”, ribadiscono: “Né Marianna Caronia, Rossana Cannata, Tommaso Calderone e Riccardo Gallo hanno mai chiesto nulla e nulla vogliono, non abbiamo neanche reclamato quanto ci è stato negato anche se politicamente dovuto. Vogliamo, questo assolutamente sì, un partito completamente rinnovato”. E ancora nel frattempo, il coordinatore regionale, Gianfranco Miccichè, nei giorni scorsi, ha convocato, ma senza ancora stabilire una data, una riunione plenaria, con tutti e per confrontarsi su tutto, verso il traguardo di rinsaldare il partito.