La Guardia di Finanza sequestra beni per 120 milioni di euro all’imprenditore di Racalmuto, Calogero Romano, già condannato per concorso esterno alla mafia. I dettagli.
Lo scorso 27 giugno 2017, a Palermo, al palazzo di giustizia, in Corte d’Appello, la Procura Generale, tramite Rita Fulantelli, a conclusione della requisitoria, ha invocato la conferma della condanna inflitta in primo grado, a 6 anni e 6 mesi di reclusione, a carico dell’imprenditore di Racalmuto, Calogero Romano, 61 anni, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa, già impegnato nel settore del calcestruzzo e che poi ha diversificato adoperandosi nella posa delle reti telematiche. E le sue aziende sono attualmente le prime in tale ambito nella Sicilia occidentale. Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Romano avrebbe intrattenuto rapporti d’affari con gli ex capimafia di Racalmuto, Maurizio Di Gati e Ignazio Gagliardo, che è stato dipendente dello stesso Romano, poi pentiti e che lo accusano, e poi sarebbe stato in contatto con il già capo di Cosa Nostra agrigentina, Giuseppe Falsone. Adesso la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Agrigento, accogliendo quanto proposto dal Procuratore aggiunto, Marzia Sabella, ha ordinato il sequestro di beni per 120 milioni di euro del gruppo Romano, tra 10 aziende con annessi 119 immobili e 16 rapporti bancari. La Guardia di Finanza palermitana, capitanata dal colonnello Francesco Mazzotta, ha ricostruito relazioni e complicità dell’imprenditore avvalendosi soprattutto delle dichiarazioni di Maurizio Di Gati, che ha raccontato: “Romano si mise a disposizione per assumere personale indicato da noi. Gli accordi erano che saremmo stati soci occulti, sia nella ditta di fili elettrici sia nella società che doveva realizzare l’autodromo a Racalmuto. E avremmo diviso i guadagni”. Infatti, il maxi sequestro ha compreso anche l’Autodromo internazionale “Valle dei Templi” di Racalmuto, gestito dalla “Program group racing engineering srl”, e le società impegnate nella conduzione della fibra ottica, la Romano Telecomunicazioni srl e la Mediterranea cavi spa. A Calogero Romano è contestato anche di avere fornito il calcestruzzo a imprese in odor di mafia per costruire uno dei primi centri commerciali della Sicilia, “Le Vigne”, in territorio di Castrofilippo. E le Fiamme Gialle, in riferimento a tali opere, affermano: “Per quei lavori l’imprenditore ha fatto sistematicamente ricorso a sovra-fatturazioni delle forniture di calcestruzzo, per precostituire fondi neri necessari al sostentamento della famiglia mafiosa di Canicattì”.