Il neo collaboratore di Favara, Giuseppe Quaranta, sottoscrive altre pagine di verbale, tra reggenze, estorsioni, guadagni, politica e omicidi.
Il collaboratore della Giustizia, Giuseppe Quaranta, di Favara, innanzi ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, si sofferma ancora sul perché nel 2014 è stato “posato”, ossia destituito dalla carica di reggente di Cosa Nostra a Favara. E le sue parole sono: “L’ordine di non camminare più né in nome e né per conto della famiglia Fragapane mi è arrivato direttamente dal carcere Petrusa dove Francesco Fragapane era stato portato provvisoriamente per un processo. Mi volevano uccidere. Temevano che collaboravo con la Giustizia. Quando Fragapane è stato scarcerato ha ripreso il controllo”. Poi Quaranta racconta le divisioni in Cosa Nostra, tra la corrente di Giuseppe Falsone di Campobello di Licata e la corrente dei Fragapane di Santa Elisabetta. E le sue parole sono: “C’è sempre scompiglio, perché le spiego una cosa, come nell’Agrigentino e in tutta la Sicilia c’è la corrente Fragapane e la corrente Falsone, arriva pure in montagna la corrente Falsone … in montagna come sono? Se oggi c’è Falsone iddi sono per Falsone, se domani non c’è più Falsone e c’è Fragapane iddi sono con Fragapane. Iddi su bannera, ne ca sunnu di posizione”. Poi Giuseppe Quaranta racconta delle ambizioni coltivate da Francesco Fragapane, il presunto capo mandamento di Santa Elisabetta. E le sue parole sono: “Sì perché la provincia di Agrigento in quel periodo era tutta sfasciata. Siccome Fragapane voleva fare il capo provinciale mi segue per…. siccome tutti l’avianu pi picciliddu.. pi carusu… Piero Campo quando io sono andato a trovare Pietro Campo, Francè a mia mi chiede, mi chiede di andare da Pietro Campo che Francesco voleva parlare con Pietro Campo pi sistimari la provincia di Agrigento, lui, come più anziano diciamo, Pietro Campo mi dice poi vediamo”. E poi Giuseppe Quaranta conferma la crisi economica anche di Cosa Nostra, e le sue parole sono: “La percentuale sulle estorsioni era pochissima perché nessuna impresa aveva volontà di pagare, perché noi … come c’è sull’ordinanza … nel momento in cui si andava in una impresa subito andavano alla polizia o ai carabinieri, sennò anche subito come iniziavano a cantare mettevano le telecamere e mettevano tutte le cose. Il profitto è pochissimo va, non era come una volta ora … è pochissimo”. E poi, a proposito dei suoi guadagni personali, Quaranta afferma: “Io ero con il mio stipendio. Il resto … quel poco che si trovava in giro … dalla droga … perché France … magari dava droga e io … mi diceva ‘chistu m’avi a dari i soldi’, ci iva e ci iva a pigliare i soldi e ci li portava ma… iddu mi lasciava 200 … 300 euro … 500 euro … ma non più di tanto … no perchè lui gli doveva sostenere i suoi familiari in carcere”. Poi il magistrato domanda: “Ma Fragapane come campa?”, e Giuseppe Quaranta risponde: “Con il giro della droga e con queste tangenti … avia i piecuri. E’ operativo. Se c’è una estorsione nella sua zona da incarico di andare a chiedere. No, ma Fragapane non ha bisogno di fare le estorsioni perché suo papà gli ha lasciato le posizioni per le estorsioni già fatte … ogni Natale e Pasqua gli portano i soldi … una cosa fatta 30 anni fa”. Poi, ancora il magistrato, “contatti con i politici, controllo delle elezioni?”, e Quaranta risponde: “I politici con queste persone, a questo livello, non hanno contatti personalmente … dietro le quinte non lo so, ma personalmente al 100 per cento il politico non si va a bruciare in questo modo”. Poi, ancora il magistrato, “Fragapane ha commesso o ordinato omicidi?”, e Quaranta risponde: “No … no … di quello che so io, sul suo conto, in quel periodo che lui era in contatto con me no … in quei tre anni che io ero vicino a Fragapane, reggente di Favara e responsabile di Santa Elisabetta, non è successo niente”.