Sviluppi nell’ambito dell’inchiesta su Girgenti Acque: perquisizioni e sequestro di documentazione nella sede dell’ex Ato idrico, oggi Ati, di Agrigento.
Nell’ambito dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Agrigento su Girgenti Acque, sospettata di essere un terreno di coltivazione di affari e clientele, si profilano altri rami d’indagine che avvolgono l’ex direttore generale dell’Ato idrico, e già indagato, l’ingegnere Bernardo “Dino” Barone. Lui è stato a capo dell’Ambito territoriale ottimale che è composto dagli amministratori dei Comuni rientranti nello stesso Ato, e a cui sono assegnate funzioni e poteri di controllo e di disciplina verso la gestione del servizio idrico e fognario da parte della società privata a cui è stato affidato lo stesso servizio, Girgenti Acque. I sostituti procuratori che sono parte dell’apposito pool indagante, Salvatore Vella, Alessandra Russo e Paola Vetro, hanno ordinato delle perquisizioni, con sequestro di parecchia documentazione, negli uffici dell’Ato che, nel frattempo, non è più Ato ma Ati, l’Assemblea territoriale idrica, attualmente presieduta dal sindaco di Menfi, Vincenzo Lotà. Si è mutato il nome, la forma, ma non la sostanza: l’Ato o l’Ati, più o meno per volontà e complicità di tutti gli attori sul palcoscenico, finora ha oggettivamente testimoniato di non contare nulla, quanto il due di briscola quando l’asso è sul tavolo. Ed è verosimile che gli indaganti intendano svolgere accertamenti sul ruolo dell’Ato, ossia se abbia concretamente esercitato i propri doveri e facoltà d’ufficio oppure no, procurando in tale ultimo caso un ingiusto vantaggio al privato. Le attività investigative sono sostenute dalla Guardia di Finanza del Nucleo di Polizia economica finanziaria di Agrigento e dai Carabinieri del Noe, il Nucleo operativo ecologico, di Palermo. Ancora nel frattempo i, complessivamente, 73 indagati, eccellenti e meno eccellenti, attendono l’evolversi degli ulteriori sei mesi di indagine, fino al prossimo giugno, che la Procura di Luigi Patronaggio ha disposto, alla scadenza del termine precedente, ereditando il fascicolo istruttorio intrapreso dalla precedente gestione, Di Natale – Fonzo, dell’ufficio inquirente del palazzo di giustizia in via Mazzini. La Procura si pronuncerà o invocando l’archiviazione al Tribunale, e saranno poi i giudici giudicanti a valutare, oppure notificando l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, che è sostanzialmente l’anticamera della richiesta di rinvio a giudizio: l’indagato avrà 20 giorni di tempo per opporre atti a propria difesa.