Non si placano le polemiche dopo la rimozione del presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci. Lettera a Musumeci da 22 sindaci.
La revoca dell’incarico a Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi, sei mesi prima della scadenza, e solo per obbedire a una postilla burocratica, non è facile da digerire, tanto che 22 sindaci hanno firmato una lettera indirizzata al presidente della Regione, Nello Musumeci, e, tra l’altro, hanno scritto: “La rimozione di Antoci desta seria preoccupazione per noi sindaci dei Comuni dei Nebrodi, che, dopo anni di commissariamenti, abbiamo finalmente visto ripartire l’ente che è diventato volano di sviluppo e attrattiva turistica. I risultati ottenuti in questi anni hanno consegnato alla comunità nazionale e internazionale un esempio concreto di come si possa fare buona amministrazione, e nel contempo rappresentare per cittadini e amministratori un punto di riferimento. Citare le battaglie sulla legalità che noi tutti, insieme al presidente Antoci, abbiamo portato avanti in questi anni sarebbe semplice, e tale azione sinergica tra gli Enti locali e il Parco dei Nebrodi costituisce un valore aggiunto e un modo di operare che non ha precedenti nella storia del Paese. L’intercettazione dei fondi europei volti a finanziare la malavita organizzata costituisce un’azione seria ed efficace che ha destabilizzato e sgominato la mafia. Speravamo che di tutto ciò Lei, Musumeci, ne tenesse conto. Qui la politica non c’entra. Qui da salvaguardare c’è la Sicilia” – concludono i sindaci. E Nello Musumeci ribadisce: “Come per tutti coloro che sono impegnati nella lotta per la legalità, ho avuto grande rispetto anche per il dottor Antoci, al quale ho testimoniato solidarietà e vicinanza nel mio passato ruolo di presidente della Commissione regionale antimafia. Per questo il suo ‘protocollo’ sarà certamente applicato in molti altri enti, oltre che al Parco dei Nebrodi. Resto basito, quindi, per una polemica da campagna elettorale nei confronti di un governo che, nelle prime settimane dal suo insediamento, ha nominato alti ufficiali, magistrati e prefetti, con uno spirito di servizio alle istituzioni che non può essere scalfito da insinuazioni pericolose e diffamatorie, consapevoli come siamo che la lotta alle mafie si esercita, senza ostentazioni, con impegno e nel silenzio del dovere. Ancora più incomprensibile è l’ipocrisia del Partito democratico che, se avesse voluto, avrebbe potuto valorizzare un proprio dirigente regionale, come Antoci, impegnato in tutte le campagne elettorali recenti, proponendolo per il Parlamento. Ma il partito ha preferito lasciarlo fuori” – conclude Musumeci, e aggiungo io se mi si consente: “Certo che ha preferito lasciarlo fuori dal Parlamento, sarebbe stato molto più utile alla presidenza del Parco dei Nebrodi”.
E Giuseppe Antoci ribatte: “Liquidare il caso Antoci con la risposta ‘lo abbiamo fatto per tutti’, riferendosi alle sostituzioni dei vertici delle altre partecipate, rappresenta l’ennesima mancanza di rispetto per un uomo e una famiglia che di normalità non ha più nulla se non una casa presidiata dall’esercito e una vita ormai blindata e piena di preoccupazioni. La verità è che, mentre su Antoci si scarica l’odio delle famiglie mafiose siciliane e adesso, con l’applicazione del protocollo diventato legge, anche quelle delle altre regioni, in Sicilia il nuovo governo regionale ha pensato bene di lanciare un messaggio forte attraverso la sua rimozione. Presidente Musumeci: secondo lei chi di questo sarà felice? La storia come sempre farà il suo corso. La mia coscienza è a posto, ho fatto il mio dovere fino in fondo, e continuerò a farlo, nonostante il suo nobile gesto che ha voluto regalarmi come ‘buonuscita’ per questi anni di fedeltà alla Sicilia e al Paese”.