Il 22 gennaio scorso è stato arrestato nell’ambito della maxi inchiesta antimafia “Montagna”. Il lunedì successivo, 29 gennaio, Giuseppe Quaranta, 50 anni, di Favara, ha saltato il fosso. Lui, Quaranta, che racconta di essere stato “punciutu”, affiliato a Cosa Nostra, dal suo padrino di Santa Elisabetta, Francesco Fragapane, collabora con la Giustizia. Quaranta, presunto capomafia di Favara fino al 2014, investito di tale carica dallo stesso Fragapane, così avrebbe spiegato le ragioni del suo pentimento ai magistrati: “Ho deciso di parlare con i magistrati per il bene della mia famiglia e mio personale, perché sono stanco, ho avuto tante delusioni. Sono deciso a 360 gradi e pronto a riferire quello che so e che ho sentito dire in giro, e quello che ho fatto”. E vuota il sacco, e dal sacco di Giuseppe Quaranta emerge innanzitutto il ruolo di Fragapane, famiglia storica sabettese che ha espresso due capi provincia di Cosa Nostra agrigentina. E le parole di Quaranta sono: “Il nome di Fragapane è una specie di ‘passaporto libero’ dentro Cosa Nostra, intendo dire che basta dire che vai a nome dei Fragapane e puoi fare ciò che vuoi”. E poi: “Tra il 2002 e il 2003 mi sono occupato della latitanza del capomafia agrigentino Maurizio Di Gati, trovando un casolare adatto a nasconderlo, a Grancifone, in territorio di Naro, vicino la diga, e portandogli ogni giorno il cibo”. E poi: “Per le estorsioni sono in grado di riferire su due da me fatte: una insieme a Calogerino Giambrone di Cammarata sugli extracomunitari. Ogni volta che vedeva un ‘negro’ Giambrone diceva che erano 45 euro che camminano. E un’altra all’impresa di Mussomeli che aveva un lavoro a San Biagio Platani: eravamo io, Nugara Giuseppe, Cipolla Vincenzo e Giambrone Calogerino. Per quanto riguarda l’attività estorsiva di Fragapane questa era già un’attività consolidata poiché il denaro delle imprese gli veniva consegnato puntualmente. In particolare io so che lo zu Iacono Manno e Nino Vizzì, entrambi di Raffadali, recuperavano il provento del pizzo versato dalle attività commerciali in loco. So per certo che a pagare il pizzo vi erano il bar Le Cuspidi come riferitomi dallo stesso Fragapane per un ammontare di 5.000 euro divisi tra Pasqua e Natale. E un altro che pagava era il distributore di benzina, all’entrata di Raffadali, se non erro di proprietà di Cuffaro, che versava 6.000 euro divisi per le festività natalizie e pasquali. Preciso che per quanto riguarda il centro abitato di Favara non vi è la consuetudine di chiedere il pizzo alle attività commerciali presenti nel paese stesso, mentre per quanto riguarda le imprese che vengono da fuori a fare lavori a Favara queste vengono avvicinate dai referenti della loro zona. In termini generali preciso che se un imprenditore si aggiudica un lavoro a Favara e si mette a posto con la famiglia del suo territorio, questa dà poi i soldi a Favara. Poi i soldi li tiene la famiglia o parte vanno alla provincia. I soldi che avete trovato a Spoto sono provento di usura, come quelli di Mangiapane. Gli stessi praticano un tasso del 10% mensile. Me lo disse Giambrone Calogerino, che è vicino a La Greca, Spoto e Nugara. Le vittime, che non conosco, sono giocatori di carte o negozianti ai quali l’attività non va bene. Per quanto riguarda Blando, sono certo che i soldi sono provento di traffico di droga grazie ai suoi contatti con Alba e Fallea. Non ho guadagnato nulla, o meglio poco. Avevo una piccolissima rendita dalle estorsioni perché il profitto era molto basso. Qualcosa Fragapane mi dava per la droga, ma nell’ordine di 100, 200 euro”. E poi, ancora: “L’unica famiglia mafiosa presente a Favara appartiene a Cosa Nostra. Ci sono altri gruppi criminali che noi chiamiamo “Paracchi” che hanno un capo e un sottocapo, ma se devono fare attività criminali devono chiedere a noi di Cosa Nostra. E i componenti della famiglia di Favara sono Giuseppe Vella, Pasquale Fanara, Stefano Valenti, Gerlando Valenti, Giuseppe Blando, Calogero Limblici, Luigi Pullara e Angelo Di Giovanni”. E poi i capi: “Il rappresentante di tutta la provincia è Pietro Campo, di Santa Margherita Belice. Il capo del mandamento di Favara è Pasquale Fanara. A Santa Elisabetta comanda Francesco Fragapane e il mandamento comprende Sant’Angelo Muxaro, Raffadali con a capo Antonino Vizzì, e Aragona, con a capo un certo Gino che ha una masseria, di cui non ricordo il cognome. Poi il mandamento di Bivona con a capo Spoto Giuseppe Luciano, e che comprende San Biagio Platani, con a capo Nugara Giuseppe, e Cianciana, con a capo Tornatore. Poi il mandamento di Cammarata e San Giovanni Gemini con a capo La Greca, ma ci sono pure Giambrone Calogerino e Angelo e i Mangiapane che girano. Poi il mandamento di Sciacca che era gestito da Di Gangi e che comprende Ribera con a capo Capizzi Mario, e Burgio ma non so chi vi sia a capo”. Altri nomi sono coperti da omissis, come nel caso di Sambuca di Sicilia e di Palma di Montechiaro.