I giudici del Tribunale di sorveglianza di Palermo, presieduto da Giancarlo Trizzino, e a latere Federico Romoli e Walter Carlisi, a fronte della condanna definitiva subita dall’avvocato agrigentino Giuseppe Arnone, ad 1 anno e 4 mesi per calunnia a danno di alcuni esponenti politici del Partito Democratico, hanno concesso allo stesso Arnone la possibilità di scontare la detenzione in alternativa alla reclusione, tramite l’affidamento ai servizi sociali. La sostituto procuratore generale, Rita Fulantelli, ha invocato invece la detenzione domiciliare a carico di Arnone. L’ex consigliere comunale di Agrigento sarà dunque affidato in prova, con servizio tre volte alla settimana, alla Confraternita “Misericordia”, gestita dall’ex consigliere comunale e già candidato a sindaco di Agrigento, Giovanni Russo Cirillo. All’affidamento in prova si sommano, inoltre, altre prescrizioni a cui Arnone è obbligato ad attenersi, altrimenti la misura (ecco perchè in prova) sarà revocata. Si tratta dell’obbligo di non uscire dalla propria abitazione prima delle ore 7 e di rincasare entro le ore 22. Poi, divieto di allontanarsi dall’ambito territoriale del Comune di residenza senza la preventiva autorizzazione del magistrato di sorveglianza. Poi, l’obbligo di continuare a domiciliare all’indirizzo di Agrigento e di non mutare domicilio senza la preventiva autorizzazione del magistrato di sorveglianza competente e comunicazione all’Uepe, l’Ufficio esecuzione penale esterno. Poi, divieto di porre in essere manifestazioni pubbliche (attraverso affissioni di manifesti, volantinaggio, realizzazione o partecipazioni a trasmissioni televisive o su web, post su facebook o altri mezzi telematici, comizi e quant’altro di simile). E divieto anche di realizzare pubblicazioni, articoli di stampa o quant’altro di simile che abbiano contenuto oggettivamente e palesemente offensivo nei confronti di soggetti pubblici o privati o anche solo violativo del decoro delle istituzioni. Poi, l’obbligo di tenere buona condotta nella vita sociale, innanzi alle Autorità giudiziarie e nell’esercizio della professione. Il 14 dicembre del 2016 la Cassazione ha rigettato il ricorso della difesa, e ha confermato la sentenza di condanna ad 1 anno e 4 mesi di reclusione, per il reato di calunnia, a carico di Arnone. Parte offesa del reato sono stati gli esponenti del Partito Democratico agrigentini Epifanio Bellini, Domenico Pistone e Angela Galvano, che si sono costituiti parte civile. I tre sono stati destinatari di una denuncia di Arnone poi archiviata, con conseguente imputazione dello stesso Arnone del reato di calunnia. La condanna, già ridotta di un terzo perché frutto del giudizio abbreviato, non è stata sospesa in ragione delle precedenti condanne subite dallo stesso Arnone. Dunque, la Procura generale di Palermo ha emesso un ordine di esecuzione della condanna con termine di 30 giorni per richiesta di misura alternativa, tra affidamento ai servizi sociali o domiciliari.
E l’avvocato agrigentino, Giuseppe Arnone, in riferimento alle prescrizioni impostegli nell’ambito della misura alternativa alla detenzione dell’affidamento in prova ai servizi sociali, precisa e afferma: “Non è vero che il Tribunale di Sorveglianza, a cui riconosco saggezza, equilibrio, senso della giustizia ed equità, mi ha proibito di scrivere articoli di stampa, libri o pubblicazioni. Posso pienamente esprimere il mio pensiero con il limite che non devo oggettivamente e palesemente attaccare istituzioni e i soggetti pubblici e privati in modo ingiustificato. Il Tribunale di Sorveglianza espressamente mi riconosce, con un passaggio scritto in grassetto e sottolineato, il diritto di continuare nella mia attività di denunzia per il ripristino della legalità ad Agrigento. Il Tribunale mi ha solo vietato l’organizzazione e la partecipazione a manifestazioni pubbliche ovvero comizi, dibattiti o conferenze, trasmissioni in tv e altro”. L’avvocato Arnone, inoltre, annuncia ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, e spiega: “In Appello e in Cassazione, per ribaltare la sentenza di assoluzione del Tribunale e condannarmi, hanno commesso un gravissimo errore per il quale ricorrerò alla Corte europea dei diritti dell’uomo. La Cassazione scrive espressamente che la prova della mia volontà di calunniare, e quindi della mia colpevolezza, emerge da un’intervista resa ad un’emittente televisiva. Peccato che non vi è nel fascicolo del processo alcuna intervista televisiva”. Infine, Arnone annuncia che la Corte d’Appello Civile di Palermo ha accolto la sua istanza di ricusazione nei confronti del giudice Francesco Provenzano il quale, di conseguenza, non potrà più occuparsi di procedimenti giudiziari attinenti allo stesso Arnone.