L’associazione ambientalista “MareAmico” di Agrigento, coordinata da Claudio Lombardo, ha documentato come tanti migranti clandestini giunti in Sicilia, e in particolare, a Lampedusa, permangano poi nello stato di clandestinità. Lombardo afferma: “A Lampedusa non appena il mare si calma riprendono gli sbarchi dei tunisini. Quando il loro numero diventa insostenibile per la piccola isola del mediterraneo, e dopo il formale riconoscimento, vengono accompagnati alla nave di linea e inviati verso la terraferma. A Porto Empedocle arrivano in decine, gli viene dato un sacchetto contenente un panino ed un frutto e con il foglio di via in mano – valido per sette giorni – sono praticamente abbandonati sulla banchina del porto.
A quel punto, senza alcuna assistenza e informazione, si incamminano al buio sulla strada statale, con notevoli rischi per loro e per gli automobilisti di passaggio. Percorrono i circa 15 chilometri che li separano dal porto di Porto Empedocle alla stazione ferroviaria di Agrigento dove, dopo ore di bivacco, prendono il primo treno che li condurrà a Palermo e poi in tutta Europa, nella loro inevitabile clandestinità”.