Il 2016:
A valle degli stress test condotti sulle Banche nell’estate 2016, MPS viene dichiarata in crisi, principalmente a causa di un’enorme mole di crediti deteriorati che la Banca deteneva in bilancio, pari al 21,7% del totale.
La BCE chiede a MPS lo smaltimento di tali titoli deteriorati, secondo un piano di riduzione che va dal 2016 al 2018, e MpS propone lo scorporo e la cartolarizzazione (cioè, la trasformazione in titoli cartacei, messi in un veicolo separato dai conti della banca) dei crediti inesigibili, grazie all’intervento del fondo Atlante che si offre di “acquistare” i crediti deteriorati; inoltre, la Banca si impegna ad successiva ricapitalizzazione per colmare il buco patrimoniale di 5 mln di euro che l’operazione avrebbe creato. La BCE approva l’operazione, che sarebbe stata guidata dalla banca d’affari americana JP Morgan, con scadenza (estremamente stringente) fissata per il 31/12.
A questo punto, le strade possibili che MPS aveva davanti per il recupero del capitale necessario erano le tre seguenti:
- L’aumento di capitale privato: la raccolta del denaro necessario a raggiungere la solidità patrimoniale (5 mln) tramite investitori privati
- Il bail-in: la Banca viene dichiarata in “risoluzione” e i soldi vengono recuperati tramite l’azzeramento degli investimenti degli azionisti e il prelievo dai conti correnti sopra i 100.000€
- La ricapitalizzazione precauzionale e il “bunden sharing”: lo Stato diventa l’azionista principale per un periodo di tempo limitato, i soldi vengono recuperati tramite l’azzeramento degli investimenti degli azionisti (quindi dello Stato) e la conversione in azioni della Banca delle sole obbligazioni subordinate sottoscritte dai risparmiatori.
Forte anche dell’esplicito appoggio da parte del Governo Renzi, MPS escludeva ancora la possibilità di ricorrere alle ultime due soluzioni, e si avvia con una certa sicurezza lungo la strada dell’aumento di capitale da privati, nonostante lo strettissimo limite temporale imposto dalla BCE. Ma a dicembre 2016 in Italia è previsto un altro importante appuntamento: il referendum costituzionale. L’incertezza generata dall’esito del referendum, sommato a un limite temporale molto stringente, inizia a far serpeggiare tra i risparmiatori la paura che non sia così scontato che MPS, trovi gli investitori privati di cui ha bisogno. Bastano queste prime avvisaglie per creare agitazione sul mercato: il titolo scende in Borsa, i depositi cominciano a lasciare la Banca, le obbligazioni subordinate precipitano.