Ecco l’ingresso del cimitero comunale di Corleone, sotto scorta e circondato già da ieri pomeriggio alle 5, in attesa della salma di Totò Riina… Il carro funebre è stato atteso a notte fonda, cosicché il boss fosse sepolto subito. E invece no: lungo il tragitto il carro dell’impresa di pompe funebri “Nicosia” di Corleone ha modificato il suo percorso. Dopo la partenza da Parma, alle 9 di ieri mattina dall’ospedale “Maggiore”, il carrozzone, giunto a Napoli, anziché proseguire lungo la Salerno – Reggio Calabria, si è imbarcato sul traghetto da Napoli verso Palermo, scegliendo l’alternativa mare. Poi, l’approdo al porto di Palermo intorno alle ore 7 del mattino di oggi, mercoledì 22 novembre. Ecco lo sbarco…E poi ancora in strada, verso l’entroterra, a sud, a Corleone, l’ingresso nel paese, il transito obbligato in una delle strade principali, e poi il cimitero. No ai funerali pubblici, vietati dal questore di Palermo, Renato Cortese, così come da monsignor Pennisi, arcivescovo di Monreale, a fronte della scomunica dei mafiosi da parte di Giovanni Paolo secondo risalente al 1993. Solo una preghiera prima della tumulazione. A fianco del carro, anche sul traghetto “Grandi navi veloci” della Tirrenia, hanno viaggiato la moglie di Riina, Ninetta Bagarella, la figlia primogenita Maria Concetta, e il genero Vincenzo Bellomo, che ha sposato la seconda figlia Lucia. Invece, Salvo Riina, che ha già scontato 8 anni per associazione mafiosa e adesso è in libertà vigilata a Padova, si è imbarcato su un aereo Venezia-Palermo, ed è atterrato ieri sera all’aeroporto “Falcone e Borsellino” dopo uno scalo a Roma. Al fratello maggiore di Salvo, Giovanni Riina, ergastolano per omicidi dall’età di 25 anni, non è stato concesso alcun permesso. Ecco la targa affissa sulla bara, la foto, e poi l’incisione “Salvatore Riina, nato il 16 novembre 1930, morto il 17 novembre 2017”. E nel frattempo, a Ercolano, in provincia di Napoli, in via Quattro Novembre, è comparso un manifesto funebre anonimo, che annuncia la morte di Totò Riina, di anni 87, e poi – si legge – “ne danno il lieto annuncio Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Rocco Chinnici, Piersanti Mattarella, Peppino Impastato, Don Pino Puglisi, poliziotti e carabinieri di scorta, e tutte le vittime innocenti della mafia”.