Anche l’ex presidente dell’Anas, Pietro Ciucci, attualmente amministratore delegato della società “Stretto di Messina”, assolto al processo sul crollo del viadotto “Scorciavacche”.
Il processo sul crollo del ponte “Scorciavacche”: la sezione penale del Tribunale di Palermo, presieduta da Fabrizio La Cascia, ha assolto l’ex presidente dell’Anas, Pietro Ciucci, e i dirigenti Stefano Liani e Michele Vigna. Il pubblico ministero di Palermo, Giovanni Antoci, avrebbe preteso che fossero inflitti 4 anni di carcere a Ciucci, e poi 3 anni a Liani e 3 anni e 6 mesi a Vigna. Pietro Ciucci attualmente è amministratore delegato della “Stretto di Messina”, la società incaricata a costruire il Ponte tra Scilla e Cariddi. Già il 29 novembre del 2023 è intervenuta ed è stata dichiarata la prescrizione delle ipotesi di reato contestate a nove imputati nell’ambito della stessa inchiesta per crollo colposo a seguito del cedimento, il 27 dicembre del 2014, del viadotto “Scorciavacche 2”, lungo la statale 121 Palermo – Lercara Friddi, costato 13 milioni di euro, inaugurato il 23 dicembre 2014, tre mesi prima del termine indicato nel contratto di appalto. I nove imputati che hanno beneficiato della prescrizione sono stati i dirigenti dell’Anas Alfredo Bajo, Claudio Bucci, Maria Coppola, Salvatore Giuseppe Tonti, e i rappresentanti dell’impresa impegnata nei lavori, Giuseppe Buzzanca, Stanislao Fortino, Fulvio Giovannini, Pierfrancesco Paglini, Giuseppe Russello e Nicolò Trovato. Il protrarsi del procedimento, determinando la prescrizione, è stato causato da un conflitto di competenza insorto tra le Procure di Termini Imerese e Palermo, risolto dalla Cassazione che ha indicato Palermo. Il processo è proseguito per l’ex presidente dell’Anas, Pietro Ciucci, e per i dirigenti Stefano Liani e Michele Vigna. Dopo il disastro, il ministro ai Lavori pubblici dell’epoca, Maurizio Lupi, inviò in Sicilia gli ispettori, che poi, nella relazione, tra l’altro hanno scritto: “Il terrapieno su cui è stata costruita la rampa è risultato non idoneo all’utilizzo rispetto alle condizioni stratigrafiche, geotecniche e idrauliche del territorio su cui è stato realizzato”. Nell’atto di rinvio a giudizio, a vario titolo è contestato il reato di concussione “per – si legge nel capo d’imputazione – avere imposto l’apertura anticipata del viadotto, così ottenendo il raggiungimento di un risultato da sfruttare per mero tornaconto personale, ovvero l’ottenimento dei premi di produzione”. E poi altro reato contestato è l’attentato alla sicurezza dei trasporti, a cui è stato aggiunto il concorso in falso, perché falso sarebbe stato il certificato di agibilità.