Dopo il blitz dei Carabinieri in un casolare nelle campagne intorno a Villaseta: Mandracchia ignora la provenienza delle armi. Prinzivalli: “I soldi che avete trovato sono i miei risparmi di una vita”.
Sarebbero armi del clan di Villaseta. Nella frazione a sud – ovest della città di Agrigento, dove dal ’66 in poi furono trasferiti gli sfollati dopo la frana nel centro storico, i Carabinieri del Comando provinciale hanno scoperto un arsenale della famiglia mafiosa che sarebbe capeggiata da Pietro Capraro, 39 anni, arrestato martedì scorso insieme ad altri 22 indagati, anche di Porto Empedocle e Favara. E’ stata una irruzione, in contrada Fondacazzo, a nord di Villaseta, nella casa in campagna di Alessandro Mandracchia, 48 anni, operatore ecologico. I militari lo hanno ammanettato in flagranza di reato. In un bidone sono stati scoperti 3 revolver di vario calibro, una pistola mitragliatrice calibro 9, una penna – pistola, munizioni e una bomba a mano, resa innocua dagli artificieri intervenuti sul posto. Mandracchia, difeso dall’avvocato Teresa Alba Raguccia, ha risposto che ignora del tutto la provenienza delle armi. Poi è scattata una seconda perquisizione, e i Carabinieri hanno trovato e sequestrato 80.000 euro nell’abitazione di un uomo di 72 anni agrigentino, Luigi Prinzivalli, zio di Pietro Capraro ed ex venditore di frutta e verdura. Lui, altrettanto difeso dall’avvocato Alba Raguccia, ha risposto che si tratta dei risparmi di una vita. Prinzivalli è stato denunciato a piede libero per l’ipotesi di reato di riciclaggio. Lo scorso 23 novembre i Carabinieri della compagnia di Licata hanno bloccato un’automobile lungo la strada statale 115. A bordo lo stesso Alessandro Mandracchia e un collega di lavoro, Guido Vasile, 66 anni, anche lui arrestato martedì scorso perchè ritenuto ai vertici della famiglia mafiosa di Agrigento – Villaseta. Sull’auto un sacchetto della spesa, blu. Dentro 120.000 euro in contanti divisi in 5 buste: in due 50.000 euro, in altre due 40.000 euro, e in un’altra busta 30.000 euro. Mandracchia se ne assume subito la responsabilità e racconta: “Ho trovato il sacchetto casualmente, su alcuni gradini, mentre lavoravo”. I due sono denunciati per ricettazione. Come sarebbe emerso dalle conversazioni intercettate la sera precedente sul telefono di Vasile, da tempo sotto controllo, quel viaggio e quei soldi sarebbero serviti per pagare una partita di droga. Dalle stesse intercettazioni è emerso anche che Vasile e Mandracchia non sarebbero stati soli. Infatti, poco più avanti di loro vi è stata un’altra automobile, una Bmw, con a bordo Gaetano Licata, 41 anni, anche lui ritenuto ai vertici del clan di Villaseta, e il suo autista. Anche tale auto è sotto intercettazione, e, quando i Carabinieri bloccano Vasile e Mandracchia, Licata ordina al conducente di invertire la marcia e rientrare a Villaseta.