Disposto il giudizio immediato per Daniele Alba, il meccanico di Cianciana che ha accoltellato gravemente la moglie e i due figli piccoli. E’ incapace di intendere e di volere.
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sciacca, Antonino Cucinella, ha ritenuto ricorrente l’evidenza della prova, e quindi ha impennato il procedimento scavalcando con una ruota l’udienza preliminare. E ha disposto il giudizio immediato a carico di Daniele Alba, incriminato di triplice tentato omicidio, candidato incapace di intendere e di volere e che poi ha superato l’esame. La perizia avrebbe dovuto riscontrare la capacità o meno di intendere e di volere del meccanico di 36 anni di Cianciana quando lo scorso 23 maggio, alle stesse ore della strage di Capaci, ha accoltellato gravemente in casa la moglie, Anita, 35 anni, di origini polacche, e i due figli piccoli, Sara di 3 e Christian di 6 anni. Ebbene, secondo lo psichiatra Maurizio Marguglio, incaricato dal giudice Cucinella, Daniele Alba è da ritenersi essere stato “incapace di intendere e di volere” al tempo della commissione del delitto. Il perito ha tuttavia riconosciuto la pericolosità sociale dell’uomo e la sua capacità ad affrontare il processo. Dunque, prima udienza il prossimo 15 gennaio. Moglie e figli, assistiti dall’avvocato Carlo D’Angelo, hanno facoltà di costituirsi parte civile. L’imputato è difeso dagli avvocati Maurizio Gaudio e Luca Burgio. Tre settimane addietro a Daniele Alba, detenuto nel carcere “Di Lorenzo” ad Agrigento, è stata notificata una seconda ordinanza di custodia cautelare per maltrattamenti in famiglia, in riferimento ad un periodo precedente alla tentata strage, nel cui ambito gli si addebita anche il reato di sequestro di persona perché ha trattenuto in casa oltre due ore la figlia liberandola solo dopo una estenuante mediazione sostenuta da un operatore sanitario del 118, Vincenzo Guida, e da un carabiniere negoziatore. Il movente dell’aggressione sarebbe legato a contrasti tra marito e moglie, all’intenzione di lei di separarsi, alle continue liti, fino all’ultima con l’epilogo sanguinoso.