La Cassazione ha depositato le motivazioni per le quali ha confermato l’ergastolo a carico di Pietro Morreale, l’assassino della fidanzata di 17 anni.
Prima ha bruciato ancora viva la fidanzata, e poi nel cuore della notte, poco dopo le ore 3, ha telefonato ad un amico invitandolo su internet: “Giochiamo alla play station”. La Cassazione ha appena depositato le motivazioni per le quali lo scorso 10 luglio ha rigettato il ricorso della difesa e ha confermato l’ergastolo, rendendolo definitivo, a carico di Pietro Morreale, 24 anni, di Caccamo, in provincia di Palermo. Lui l’ha aggredita e tramortita colpendola con un sasso. Poi le ha appiccato il fuoco addosso, ancora viva, e ha assistito passivamente al rogo per almeno cinque minuti, Poi l’ha gettata in un dirupo. Così Roberta Siragusa è stata brutalmente assassinata a 17 anni di età, il 23 gennaio del 2021. Lei avrebbe voluto separarsi da lui, perché violento e burrascoso, e lui non si sarebbe rassegnato. E motivando la sentenza i giudici della Cassazione scrivono: “Morreale era accecato dalla gelosia. Il suo spirito possessivo estremo lo trasformò in un assassino capace di un omicidio crudele e premeditato. Era pienamente capace di intendere e volere. Non fu l’improvvisa conseguenza, come ha sostenuto la difesa, dello stress psico-emotivo dovuto al fatto di avere scoperto che l’ex fidanzata avesse una nuova relazione sentimentale. Lo sapeva da tempo. Roberta Siragusa, già tramortita da alcuni colpi violentemente a lei inferti al viso da Morreale, caduta al suolo sulla piazzola all’interno del complesso sportivo di Caccamo, cosparsa di benzina, era stata deliberatamente arsa viva. La fiammata si è propagata con l’effetto miccia lungo una scia di carburante che Morreale ha linearmente sversato al suolo. Il corpo si tramutò in un’ardente mortale sfera di fuoco. Non si sarebbe trattato né di suicidio né di una tragica fatalità. Morreale non chiama i soccorsi. Piuttosto indugia, fa scomposti giri in automobile quando Roberta è morta da pochi minuti, manda un messaggio all’amico mostrandosi tranquillo e chiedendogli da lì a poco di trovarsi on line per giocare alla play station. Rientra a casa dopo essersi liberato del corpo della ragazza, e per provare a depistare inizia a mandare altri messaggi, in particolare verso il cellulare di Roberta che sapeva morta. La gelosia e la violenza risultano provate in modo schiacciante e conclamato. Morreale aveva un senso patologico del possesso, insofferenza verso gli spunti di libertà della vittima. I Carabinieri e la Procura hanno ricostruito un precedente tentativo di strangolarla e altri pregressi episodi di violenza”.