Il Tribunale di Agrigento ha inflitto 8 anni di reclusione a carico della donna di Palma di Montechiaro che ha sfregiato con l’acido l’ex marito e poi ha simulato di essere stata la vittima.
Lo scorso 9 settembre il pubblico ministero di Agrigento, Maria Cifalinò, a conclusione della requisitoria, ha proposto al Tribunale la condanna a 9 anni e 4 mesi di reclusione, già scontata di un terzo a fronte del giudizio abbreviato, a carico di Silvana Sfortuna, 50 anni, di Palma di Montechiaro. Adesso il giudice per le udienze preliminari, Giuseppe Miceli, ha condannato la donna a 8 anni di carcere, riconoscendole le attenuanti generiche ma non quelle della provocazione. Lei lo scorso 29 dicembre, interrogata in carcere dopo l’arresto, ha ammesso e confessato: “Sì, ho lanciato io l’acido contro il mio ex marito e l’ho sfregiato. Poi ho simulato di essere stata io la vittima”. L’ex marito è Saro Gioacchino Morgana, 48 anni, di Palma di Montechiaro, ricoverato lo scorso 5 dicembre all’ospedale “Cannizzaro” a Catania per gravi ustioni da acido. Lei ha accusato lui di essere stato lui ad aggredire lei con l’acido, e che lui, nel corso della colluttazione con lei, si è ustionato anche lui. Morgana è stato arrestato e piantonato in ospedale, e il 15 dicembre il Tribunale ha confermato la misura della custodia cautelare in carcere contestandogli il reato di lesioni personali gravissime. Poi il 28 dicembre l’inchiesta ha subito una inversione di marcia a “U”. Infatti, i poliziotti del commissariato di Palma di Montechiaro e della Squadra Mobile di Agrigento, lanciati dalla Procura, hanno arrestato e trasferito in carcere Silvana Sfortuna, contestandole i reati di calunnia e deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso con l’aggravante della premeditazione. A Saro Gioacchino Morgana, con ordinanza del Tribunale di Agrigento, è stata restituita la libertà. Dalle indagini che hanno determinato la svolta investigativa è emerso, tra l’altro, che la borraccia usata per contenere l’acido è stata acquistata dalla stessa Silvana Sfortuna in un negozio gestito da cinesi. Altrettanto determinanti sono state alcune intercettazioni. Alla requisitoria del pubblico ministero è seguita l’arringa difensiva dell’avvocato Giuseppe Vinciguerra, che assiste la donna, e che ha invocato il riconoscimento dell’attenuante della provocazione: “Lei ha aggredito lui per punire i suoi atteggiamenti molesti contro di lei e la figlia”. Il giudice Miceli ha risposto “no, non è stata provocata”. Morgana si è costituito parte civile in giudizio, tramite l’avvocato Calogero Sferrazza.