Le migliaia di tunisini che approdano in Sicilia, soprattutto sulla costa agrigentina, pur non essendo aventi diritto alla protezione politica perché, teoricamente, “migranti economici”, non sono rimpatriati. Ad esempio, a Lampedusa, appena giunti, sono ospiti del locale Hotspot, l’ex Centro d’accoglienza in contrada Imbriacola, dove bivaccano il tempo necessario per reperire un mezzo di trasporto altrove. Poi una nave li trasporta secondo prassi a Messina, dove al porto ricevono un foglio di via: entro 7 giorni sono obbligati al rientro a casa, comunque fuori dall’Italia. E’ facile immaginare che nessuno scelga il dietrofront, e così “libero me, liberi tutti”, come il gioco del nascondino. E poi vi sono altrettante migliaia che non seguono nemmeno tale procedura o meglio ‘farsa’ del rimpatrio, perché sbarcano “fantasmi”, non sono intercettati, e svaniscono nella terraferma dileguandosi. Tanti sono stati gli allarmi lanciati, in particolare dai sindaci più esposti, come Totò Martello a Lampedusa o Roberto Ammatuna a Pozzallo, dove si è stati costretti a fronteggiare numerosi disordini insorti ad opera dei migranti tunisini, molti dei quali sono pregiudicati o scarcerati a seguito di un recente indulto. E il sindaco Ammatuna ha scritto una lettera al ministero dell’Interno e non ha usato mezzi termini: “Manifesto i miei timori sugli ultimi sbarchi avvenuti che sembrano evidenziare l’arrivo non solo di persone che fuggono dalla guerra e dalla miseria, ma anche di delinquenti”. E in tale contesto non sono da sottovalutare le preoccupazioni manifestate dal procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, secondo cui tra gli sbarcati non sono da escludere contatti con il terrorismo internazionale. Anche al ministero dell’Interno vi è condivisione di tale apprensione, ed è stata già convocata la commissione italo-tunisina per tentare di spiegare il perché ricorra l’escalation dei flussi clandestini in partenza dalla Tunisia. Anche il sindaco di Lampedusa, Martello, è stato convocato martedì prossimo a Roma al ministero dell’Interno. Alcuni, più pragmatici, ritengono che dopo i soldi alla Turchia per abbattere la rotta balcanica, e dopo gli accordi economici con la Libia per interrompere la rotta libica, adesso anche la Tunisia intenda battere cassa, “Cca nisciunu è fesso”, come Totò nel film “Totò d’Arabia”…