Si aggrava la crisi idrica in Sicilia: nonostante le piogge, i bacini sono sempre più vuoti per le eccessive ondate di calore. In un mese meno 22%. I dettagli.
In Sicilia – nonostante le piogge ovunque tranne che nella fascia costiera agrigentina, con conseguente plateale smentita delle allerte gialle diramate dalla Protezione civile regionale, l’ultima per oggi – i bacini proseguono a svuotarsi inesorabilmente a causa delle eccessive ondate di calore. Ad aggravare il tutto è anche la quantità d’acqua non prelevabile. Dopo luglio, ad agosto è stato registrato un ulteriore ammanco complessivo di 28 milioni di metri cubi di acqua, che ha ridotto l’asticella della dotazione nell’isola a 216 milioni di metri cubi d’acqua, di cui solo 82 milioni e 500mila effettivamente utilizzabili per evitare di esporre a rischio le specie ittiche presenti nelle strutture. Le temperature per il dodicesimo mese consecutivo sono state sopra la media stagionale favorendo il processo di evaporazione. Secondo i dati dell’Autorità regionale di bacino del distretto idrografico si tratta del 22% in meno nell’arco di circa quattro settimane, ovvero un crollo del 53% e ben 245 milioni di metri cubi persi, ossia più della riserva attualmente disponibile. Alcuni esempi: la diga Pozzillo, nell’Ennese, da -90% a -88% di acqua, non prelevabile. L’Ancipa, tra Enna e Messina, ha una flessione dell’84%. A ovest, invece, per il Fanaco, che serve anche la provincia agrigentina, è ormai game over: nell’invaso vi sono solo 450.000 metri cubi, prelevabili tramite pompaggio diretto. Poco meglio nei bacini Rosamarina e Poma, con il 64% e il 48% di risorsa in meno. In grave crisi la diga Castello, ancora nell’Agrigentino, dove in 12 mesi si è consumato il 72% di volume idrico.