Dopo l’esplosione dell’inchiesta della Procura di Palermo e gli arresti dei Carabinieri, Fratelli d’Italia ha sospeso Mimmo Russo. E la Commissione nazionale antimafia ha chiesto gli atti dell’indagine.
L’ex consigliere comunale di Palermo dal 2001 al 2022, Mimmo Russo, in cambio dei voti avrebbe promesso soldi e posti di lavoro. E il suo sindacato sarebbe stato a disposizione dei boss detenuti per ottenere l’affidamento in prova e quindi uscire dal carcere. E a occuparsi della campagna elettorale di Russo sarebbe stato anche Gregorio Marchese, il figlio di uno dei più spietati sicari dei corleonesi, ovvero Filippo Marchese, inteso “Milinciana” (melanzana), tra i killer di Carlo Alberto Dalla Chiesa. Mimmo Russo, ex capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo delle Aquile, adesso è in carcere in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto ad opera dei Carabinieri. Sono invece ristretti ai domiciliari Gregorio Marchese, indagato di estorsione aggravata dal metodo mafioso, e il consulente d’azienda Achille Andò, per corruzione. Secondo la Procura di Palermo, Mimmo Russo dal 2002 ha comprato i voti di Cosa nostra con soldi, buoni benzina, promesse di assunzioni in cooperative e supermercati. Grazie a lui, ad esempio, sarebbero stati assunti alla Conad l’amante del boss di Brancaccio, Stefano Marino, e la nuora del capomafia ergastolano Francesco Scimone. A Mimmo Russo la Procura contesta anche di aver tentato di cambiare la destinazione d’uso di un terreno agricolo riconducibile ad Achille Andò nella zona di Roccella, su cui sarebbe stato costruito un centro commerciale. E poi Russo, insieme a Gregorio Marchese avrebbe minacciato un professionista a lavoro per l’ippodromo della Favorita, affinchè ritirasse alcune fatture. E di Gregorio Marchese nell’ordinanza di custodia cautelare tra l’altro si legge: “Si è comportato come ‘costola’ di Mimmo Russo, attivandosi per promettere assunzioni sia presso l’ippodromo che presso il futuro centro commerciale, in cambio di voti”. Achille Andò invece è indicato dai magistrati come “faccendiere massone”, iscritto alla loggia massonica Grande Oriente d’Italia. E nell’ordinanza si legge: “Esisteva un comitato di interessi, del quale faceva parte anche Achille Andò, un faccendiere appartenente alla massoneria, impegnato nella costruzione di un centro commerciale nel capoluogo siciliano. Andò manteneva rapporti con esponenti di rilievo della loggia, a livello sia locale che nazionale”. E poi, ad accusare Russo sono una decina di pentiti di Cosa nostra, provenienti da diversi mandamenti palermitani. Ad esempio, Fabio Manno ha raccontato: “Tutto il quartiere di Borgo Vecchio dava i voti a Mimmo Russo perché lui prometteva i posti di lavoro”. Salvatore Giordano, dello Zen, ha riferito: “Mimmo Russo si era offerto di pagare la festa del quartiere in cambio dell’appoggio elettorale, salvo poi tirarsi indietro lamentando che nessuno aveva sostenuto la sua candidata. E’ un politico che fa avere posti di lavoro, promette posti di lavoro”. Francesco Chiarello ha rivelato: “Mimmo Russo metteva a disposizione dei mafiosi il suo patronato Caf per l’affidamento in prova alternativo al carcere”. Così è stato ad esempio per il pentito Antonino Siragusa, uscito dal carcere grazie a Russo, e che ricorda: “Era uno di famiglia”. Russo avrebbe impiegato vari mafiosi nell’ufficio del suo patronato, che è stato anche la sede del suo comitato elettorale per le amministrative 2022. E ancora Chiarello ha aggiunto: “Come sindacalista pretendeva il pagamento di 10 euro al mese a testa, a titolo di spese sindacali, dai 3.000 lavoratori ex Pip palermitani di cui si occupava: un’entrata illegale da 30.000 euro al mese”. Mimmo Russo è stato sospeso da Fratelli d’Italia. E la Commissione nazionale antimafia, presieduta da Chiara Colosimo, di Fratelli d’Italia, ha chiesto gli atti dell’inchiesta di Palermo, oltre a quelli delle indagini (ancora su mafia e politica) che hanno appena scosso Bari e Torino.