Mercoledì forse al Consiglio dei Ministri l’approvazione dello stato d’emergenza nazionale per la crisi idrica in Sicilia. Disastrosa la situazione nel comparto agricolo e zootecnico.
Mercoledì prossimo 10 aprile si riunirà il Consiglio dei Ministri. E probabilmente (e si auspica) all’ordine del giorno vi sarà anche la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per la crisi idrica in Sicilia, invocata dalla giunta regionale. Nel frattempo la perdurante siccità flagella anche uno dei settori trainanti dell’economia dell’isola, ovvero l’agricolo – zootecnico, tra agrumi, frutteti, vigneti e bestiame. E a preoccuparsi in primis, anche nella prospettiva degli attesi mesi roventi, è l’assessore alle Politiche agricole e forestali, Luca Sammartino, che denuncia: “La situazione è estremamente delicata e ne siamo consapevoli, ma siamo altrettanto determinati ad affrontarla come dimostra il lavoro incessante del presidente Schifani. Le previsioni meteo per le prossime settimane e l’arrivo degli anticicloni africani sperimentati già a Pasqua non fanno ben sperare per il futuro prossimo”. Poi Sammartino, che è anche vice presidente della Regione, pressa il dito sulla piaga dei danni e rimarca: “I danni stimati dal dipartimento dell’Agricoltura oscillerebbero tra 1 e 2,5 miliardi di euro. Serve una risposta celere da Roma”. Infatti, il riconoscimento dello stato di emergenza nazionale consentirebbe alla Regione di lanciare alcune misure per tentare di salvare il salvabile tra sgravi fiscali e contributivi, moratorie e sospensione di mutui e adempimenti per le imprese agricole e zootecniche in difficoltà, e la sospensione dei contributi di bonifica. La Coldiretti Sicilia segue l’evolversi della situazione disastrosa, e commenta: “Finalmente si sta comprendendo che c’è bisogno di cifre importanti per affrontare l’emergenza siccità. Così come da mesi ribadiamo che solo con l’impegno politico (prima di tutto della Regione) si possono affrontare le varie problematiche che riguardano tutti i comparti. Questo non deve essere solo uno scaricabarile. Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. E’ il governo regionale che prima di tutto deve attuare azioni adeguate e non rimbalzare le soluzioni soprattutto quando non si attua un confronto con chi, conoscendo bene il territorio, darebbe un adeguato supporto. Invece si stanno compiendo balzi indietro di decenni: tra l’altro si potenziano servizi che evidentemente non hanno dato risposte adeguate”.