Dopo la requisitoria, e i 20 anni di carcere invocati, i particolari sull’atto d’accusa della Procura di Palermo a carico di Rosalia Messina Denaro.
La sorella maggiore di Matteo Messina Denaro, la sua prediletta, Rosalia, “Rosetta”, 69 anni, arrestata il 3 marzo del 2023, è in pendenza di condanna. A termine della requisitoria, i pubblici ministeri della Procura antimafia di Palermo, Piero Padova e Gianluca De Leo, hanno invocato 20 anni di reclusione a suo carico. Le si contestano i reati di associazione mafiosa aggravata e ricettazione. Lei – della quale i magistrati scrivono: “donna di origini e tradizioni tutte ispirate da una ortodossa e granitica cultura mafiosa” – si sarebbe adoperata a proteggere la latitanza del fratello, occupandosi della rete di comunicazione del boss, che così avrebbe mantenuto contatti e praticato affari, e della gestione della cassa della famiglia mafiosa: a casa di lei e della madre sono stati trovati soldi in contanti e gioielli per un valore complessivo di 800 mila euro. Rosalia Messina Denaro è la madre di Lorenza, dal nome della nonna paterna, avvocato, difensore dello zio dall’arresto fino alla morte. E Rosalia è la moglie di Filippo Guttadauro, che ha già scontato 14 anni di carcere per associazione mafiosa ed è tuttora ristretto al cosiddetto ‘ergastolo bianco’. Il secondo figlio di Rosalia è Francesco, nipote prediletto di Messina Denaro, che attualmente sconta 16 anni di prigione per associazione mafiosa. Anche un’altra sorella di Matteo, Patrizia, è in cella per mafia. A casa di Rosalia, il 6 dicembre del 2022, i Carabinieri del Ros, impegnati a nascondere delle microspie, trovarono nella gamba di una sedia un ‘pizzino’, una sorta di cartella clinica di Matteo già malato di cancro, che è stato poi la mappa, il tracciato, che li ha condotti verso il traguardo della cattura, il 16 gennaio del 2023. Nell’ordinanza di custodia cautelare notificata a Rosalia, adesso citata dalla Procura nella sua arringa accusatoria, si legge: “Rosalia Messina Denaro ha costituito un importantissimo punto di snodo delle comunicazioni del fratello latitante, non soltanto con i membri della sua famiglia di origine (fatto che, di per sé, sarebbe privo di rilevanza penale), ma, soprattutto, con un elevato numero di soggetti a vario titolo coinvolti nelle attività di interesse dell’associazione mafiosa ‘Cosa Nostra‘ operante nel territorio di Castelvetrano e Comuni limitrofi di cui il latitante medesimo costituiva – e ha continuato a costituire sino al suo arresto – il vertice incontestato ed incontrastato. Rosalia Messina Denaro era per il fratello Matteo una paziente tessitrice dei conflitti tra i parenti, di riservata veicolatrice delle decisioni del latitante su questioni di carattere familiare, nonché di vera e propria cassiera, incaricata dal fratello di ricevere ingenti somme di denaro, di custodirle, rendicontarle e all’occorrenza distribuirle”. Matteo Messina Denaro, interrogato, così si è rivolto ai magistrati: “Mi avete preso per la malattia e per un errore mio: dirlo a mia sorella… perché non volevo farmi trovare morto e nessuno in famiglia sapeva niente. Che senso ha? Allora per tenermi riservato che cosa faccio? Lo dico soltanto a una persona, in modo che sapesse che potesse essere questione di tempo: che senso ha leggere il giornale: viene trovato morto?”.